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Concentrazione VS Diversificazione

Secondo episodio del 2024 e Quattordicesimo della serie di Money Flash, il settimanale di approfondimento sui #MercatiFinanziari e sulla #FinanzaPersonale a cura di Massimo Famularo per #LiberiOltre. Montaggio a cura di Dario Alesiani.

Nel video di oggi parliamo di parliamo di:

Calma piatta sui mercati finanziari, con qualche piccola onda in direzione opposta rispetto al finale con il botto del 2024. Il rendimento del BTP decennale che era sceso sotto il 3,5% verso la fine dello scorso anno è risalito riavvicinandosi al 4%, mentre le borse mondiali hanno registrato una correzione rispetto ai massimi toccati negli ultimi giorni dello scorso anno.

Come al solito, se non ci sono notizie di rilievo proviamo a concentrarci su indicazioni per una buona gestione della finanza personale: oggi vediamo la contrapposizione tra concentrazione e diversificazione. Se a tutti è abbastanza noto che la diversificazione è un elemento positivo per un portafoglio, poiché consente di ridurre i rischi senza sacrificare eccessivamente i rendimenti, è bene tenere a mente che molto spesso alla base di una buona performance c’è la selezione di uno o pochi titoli.

Se ad esempio guardiamo al portafoglio del leggendario investitore Warren Buffett, possiamo osservare che risulta concentrato quasi per metà su un solo titolo, Apple. Così come la crescita delle borse americane osservata nel 2023 risulta in larga misura concentrate nelle 7 big tech che cavalcano l’interesse per l’intelligenza artificiale.

Dunque il criterio da tenere a mente è che la diversificazione rimane una strategia fondamentale per mitigare il rischio, tuttavia concentrare una parte dei nostri fondi su uno strumento specifico o su un singolo titolo può avere un senso se riteniamo che questo possa avere una performance superiore alla media del portafoglio e dei titoli comparabili e che questa performance giustifichi il più elevato rischio legato alla concentrazione.

Concludo con il “Portafoglio Principianti 2024” uno spunto che mi è venuto assistendo un amico che ha deciso di gestire in modo più proattivo i propri risparmi.

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Nel 2018, stanchi delle informazioni false che si ascoltano in tv e si leggono sui giornali, abbiamo cominciato a girare dei video di divulgazione economica. A quel primo gruppo di amici, tutti esperti nei rispettivi campi professionali e di ricerca, si sono via via aggiunte altre persone animate dal desiderio di informare correttamente e preoccupate per il declino culturale dell’Italia. Oggi Liberi, Oltre le Illusioni raccoglie un centinaio di specialisti in campi diversi. Vogliamo continuare a crescere con il tuo contributo. La nostra mission è informare, pronti a cambiare opinione quando i fatti cambiano

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Podcast e Newsletter 3 luglio 2023

La Finanza in Soldoni è un podcast di Informazione ed educazione finanziaria a cura di Massimo Famularo.

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La Finanza in Soldoni Podcast

Negli ultimi episodi il podcast si è occupato di:

Dopo aver menzionato nell’episodio 50 le complessità riguardanti l’investimento in obbligazioni, specie quelle di durata più lunga, anche al fine di aiutare chi ha difficoltà a gestire questa componente del proprio risparmio, nell’episodio 51 ho provato a offrire qualche semplice elemento di valutazione.

Nelle scorse settimane ho parlato diffusamente dell’ottimismo recentemente dimostrato dai mercati finanziari nonostante le banche centrali in Europa e negli Stati Uniti avessero chiaramente indicato che il corso della politica monetaria rimarrà restrittivo almeno per l’anno in corso. A rincarare la dose è intervenuta la Bank of England che ha alzato i tassi d’interesse in misura maggiore rispetto alle attese dei mercati (50 punti base a fronte dei 25 previsti). Nonostante le incertezze di fondo la volatilità rimane bassa.

Vi ricordo che potete scrivere all’indirizzo email mfamularoblog@gmail.com per fornire spunti, suggerimenti o formulare delle richieste su come indirizzare questa rubrica. Se vi piacciono i contenuti di questo podcast iscrivetevi alla newsletter e al canale youtube dove trovate anche le pillole video. Vi segnalo anche che ultimamente sto realizzando dei percorsi di educazione finanziaria nelle scuole e degli incontri di formazione inquadrati nei programmi di welfare che le aziende possono offrire ai propri dipendenti. Anche per queste iniziative il contatto  è sempre mfamularoblog@gmail.com

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Secondo il report Esma su costi e performance gli investitori privati pagano commissioni più elevate del 40% rispetto agli istituzionali, mentre il sondaggio Eurobarometer 2023 ci informa che il 45% dei cittadini europei non è convinto che i consigli ricevuti da parte degli intermediari finanziari siano pienamente nei loro interessi. Non dovrebbe quindi sorprenderci che solo il  17% dei patrimoni delle famiglie europee sia impiegata in attività finanziarie (Fonte Eurostat), una quota molto inferiore agli Stati Uniti per i quali il dato non ci viene fornito per carità di patria.

Mentre la Commissione Europea cerca di correre ai ripari con la Retail Investment Strategy questo podcast continua a ripetere che grazie alla tecnologia e alla concorrenza degli operatori finanziari più innovativi i risparmiatori bene informati possono ottenere condizioni molto migliori rispetto alla media.

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Il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come suggerimento il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento. Per supporto nelle proprie scelte di impiego di risparmi suggerisco di rivolgersi a professionisti abilitati. investimento.

Da quest’anno per chi vuole un supporto educativo e informativo dedicato alla gestione dei propri risparmi sto avviando un servizio di Financial Coach per informazioni potete scrivere all’indirizzo mfamularoblog@gmail.com

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Quali alternative al Conto Deposito?

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In questo episodio vi propongo la risposta a una domanda pervenuta alla rubrica del quindicinale Il Bollettino.  

Per individuare le alternative più convenienti, partiamo dai limiti principali di questo prodotto. In generale i conti deposito, si adeguano con un certo ritardo al rialzo dei tassi di interesse, richiedono un vincolo temporale spesso superiore alla durata media dei prodotti in cui investono e prevedono delle penalizzazioni che possono annullare in tutto o in parte il rendimento maturato fino al momento della richiesta di rimborso.

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Alternative al conto deposito

Per ovviare a questi inconvenienti, si può optare come alternativa per fondi comuni di investimento ed ETF (exchange traded funds) che investono in strumenti di mercato monetario. In entrambi i casi parliamo di strumenti di investimento collettivo, cioè di fondi nei quali confluiscono gli apporti di una pluralità di risparmiatori, che poi vengono investiti in titoli quotati sui mercati regolamentati.

La differenza principale tra fondi comuni ed ETF risiede nel fatto che le quote dei primi sono negoziate con il soggetto che li ha emessi. Inoltre, le operazioni di investimento e disinvestimento richiedono alcuni giorni lavorativi per essere perfezionate. Mentre, le quote della seconda tipologia di strumento sono negoziate in mercati regolamentati e possono essere acquistate e vendute da soggetti terzi durante gli orari di negoziazione.

Strumenti di Mercato Monetario

Fondi ed ETF Monetari investono in obbligazioni con scadenze molto brevi. Sono gli Stati sovrani o intermediari finanziari con alto rating ad emettere questa tipologia di titoli. Dunque, si presentano particolarmente indicati per costituire un fondo per le emergenze, perché le attività sottostanti presentano un rischio molto basso, sono facilmente liquidabili senza costi di transazione elevati e recepiscono velocemente le variazioni che si verificano nei tassi di interesse di mercato a breve termine.

Considerando che questi strumenti hanno generalmente dei rendimenti contenuti è fondamentale selezionare prodotti e gestori che applicano basse commissioni. Un modo agevole per risparmiare le fee sui fondi comuni consiste nell’acquisto attraverso piattaforme on line come Online SIM, FondiOnline e FundStore, che tipicamente non applicano commissioni di acquisto o di vendita perché non devono remunerare filiali fisiche e reti di consulenti finanziarie.

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BTP Valore: ne vale la pena?

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Ogni volta che il governo dedica un’emissione di debito alla clientela retail, questo podcast dedica almeno un episodio ai titoli in questione. Ai primi di giugno arriveranno i nuovi BTP Valore e allora per farci trovare pronti cominciamo a parlarne. Per il momento le informazioni di cui disponiamo su questi titoli sono poche e generiche per cui è preferibile concentrarsi prima su valutazioni di carattere politico e macroeconomico e poi provare a fare qualche valutazione di carattere preliminare sul piano microeconomico e di convenienza individuale.

Il fatto che questo governo abbia una marcata componente nazionalistica ha fatto parlare in passato di BTP Autarchici qual è il senso di questa velata insinuazione e quanto è fondata?

Il tema di aumentare la quota di debito pubblico in mano ai risparmiatori privati non è banale ed è stato affrontato varie volte in questo podcast, spesso nell’ambito delle valutazioni di convenienza delle numerose emissioni dedicate alla clientela retail e con nomi orientati al marketing spicciolo come BTP Futura e BTP Retail.

La prima osservazione che vorrei fare è che per quanto il governo in carica sia incline alla demagogia e alla retorica nazionalista, con i BTP si sta limitando a portare avanti una strategia che è in atto da diversi anni e che evidentemente mira a ricostruire una certa familiarità dei piccoli risparmiatori con i titoli di stato (vi ricordate i bot people di una volta?), ridimensionando il ruolo di intermediari e gestori patrimoniali e tendenzialmente provando a far crescere la quota di debito pubblico detenuto dalle famiglie.

Dal punto di vista della finanza pubblica, questo approccio potrebbe portare maggiore stabilità, perché i piccoli risparmiatori hanno più pazienza rispetto agli investitori professionali e, soprattutto, non hanno vincoli legati al rating per cui in caso di peggioramento di questo indicatore non sarebbero costretti a vendere. A questo proposito ci sono anche conseguenze per il sistema economico perché in parte le risorse assorbite dallo stato avrebbero potuto contribuire a finanziare imprese meritevoli e sostenere la crescita del paese, senza contare che, il salvagente delle famiglie potrebbe ridurre gli incentivi per il governo a portare avanti politiche più solide.

Per completare questo discorso possiamo rilevare che alla fine del 2022 secondo il report di banca d’italia di cui trovate i riferimenti nelle note del podcast la quota di debito detenuto da soggetti non residenti era di poco superiore al 25% e quella detenuta dalle famiglie di poco inferiore al 10% mentre la parte restante pari a quasi due terzi del totale è ripartite tra banca d’Italia, banche italiane e intermediari finanziari italiani diversi dalle banche.

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Che considerazioni possiamo trarre sul piano politico?

Che la retorica nazionalista e populista è appunto retorica e il tentativo di indirizzare il risparmio delle famiglie verso il debito pubblico è in corso da diversi anni. Questa esigenza può diventare più forte in un contesto in cui il rating del nostro paese è a rischio di revisioni in negativo e la quota detenuta dalla banca centrale è destinata a ridursi.

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Quali sul piano Macroeconomico?

Che avere creditori meno nervosi e più pazienti è positivo per lo stato italiano, ma può considerarsi solo un palliativo temporaneo, che non elimina la necessità strutturale di ridurre la dimensione complessiva del debito pubblico rispetto al PIL

Che altro possiamo aggiungere dal punto di vista dei risparmiatori?

Che la valutazione di convenienza sull’acquisto di questi titoli dovrà come sempre basarsi su una valutazione delle proprie prospettive individuali e dovrà tenere conto delle prevedibili evoluzioni dei mercati finanziari.

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Come valutare i BTP valore rispetto agli investimenti alternativi?

Questi titoli dovrebbero avere un tasso fisso, che tuttavia sarà incrementato nel tempo secondo uno schema che conosceremo più avanti e beneficiare del consueto trattamento fiscale di favore. Dunque non dovrebbe essere troppo diverso rispetto alle obbligazioni di durata analoga al netto di qualche marginale elemento di marketing come il premio fedeltà per chi lo tiene fino alla scadenza di 4 anni e l’azzeramento delle commissioni per chi lo acquista in emissione.

Cose deve tenere a mente chi volesse acquistarlo in giugno?

Che il ciclo di aumento dei tassi non è ancora terminato in Europa (ma forse si è già fermato negli stati uniti) e che quando i tassi di mercato salgono, il prezzo delle obbligazioni a tasso fisso diminuisce. Questo effetto sarà in parte mitigato dalla struttura a tassi prefissati crescenti , tuttavia chi lo acquista deve mettere in conto che per almeno 12 o 18 mesi potrebbe registrare delle quotazioni al di sotto del prezzo di acquisto. Più avanti le prospettive potrebbero essere migliori perché raggiunto un massimo, se l’inflazione torna sotto controllo, i tassi di mercato potrebbero tornare a scendere e questo porterebbe un beneficio per le emissioni con tasso superiore ai livelli vigenti sul mercato.

Alla fine conviene oppure no?

Dipende dal proprio profilo personale: per la quota del vostro patrimonio che non volete vincolare a più lungo termine con prodotti azionari e che potete comunque tenere investita per qualche anno, senza il rischio di doverla rivendere nei prossimi mesi, potrebbe essere un’alternativa interessante.

Per riassumere:

  • I discorsi sulla retorica nazionalista del governo sono elementi di circostanza: la volontà di indirizzare il risparmio delle famiglie verso il debito pubblico viene da lontano e proseguirà oltre il limite di prevedibile sopravvivenza di questo governo
  • A livello macroeconomico, una maggiore quota di debito pubblico detenuto dalle famiglie può alleviare le tensioni sul valore di mercato dei titoli di stato, ma non può risolvere il problema strutturale del livello elevato di debito pubblico rispetto al PIL
  • Sulla convenienza del titolo per le famiglie potremo farci un idea più precisa più avanti, tuttavia per il momento, su un segmento molto specifico del proprio portafoglio che non vogliamo esporre al rischio azionario, ma che comunque possiamo mantenere investito per qualche anno potrebbe essere una soluzione interessante

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How Not To Get Rich – su Liberi Oltre le Illusioni

How Not to Get Rich è una nuova rubrica di educazione e informazione finanziaria con un focus sul debunking dei “modi facili per diventare ricchi” che putroppo risultano sempre più popolari. Per la prima puntata Costantino De Blasi fa da Special Guest per tenere a battesimo il format.

Parliamo della proposta della Commissione Europea per abolire le retrocessioni delle commissioni nel collocamento dei prodotti finanziari spiegando brevemente quali sono i termini della questione, il conflitto d’interesse potenziali insito nella struttura dove la consulenza finanziaria viene remunerata da una parte delle commissioni applicate dai gestori. Con l’occasione proviamo a evidenziare l’importanza di un’attenta valutazione dei costi dei prodotti finanziari e di realizzare scelte di risparmio consapevoli.

Last but not least ricordiamo a tutti che per motivi legati alla struttura del sistema previdenziale e ai principali trend demografici le pensioni di domani saranno meno generose di quelle di oggi dunque non è mari troppo presto per cominciare a risparmiare con un occhio alla pensione.

Nel secondo episodio della rubrica, con Carlo Stagnaro pariamo di Cambiamento Climatico e Sostenibilità Ambientale proponendo una prospettiva di cui non si discute abbastanza: chi paga il conto?


Soprattutto è fondamentale evidenziare il trade off tra riduzione delle emissioni e dell’impatto ambientale e costo sociale – per i paesi ricchi si tratta di ridimensionare qualche lusso e ridurre degli sprechi, per le nazioni meno sviluppate è una questione di vita o di morte.

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SVB e Assicurazione Depositi

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In primo luogo vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno espresso le loro condoglianze per la perdita di mia madre avvenuta la scorsa settimana. Riprendere l’attività divulgativa e in senso lato didattica di questo podcast mi sembra il modo migliore di onorare la sua memoria visto che ha dedicato gran parte della sua vita all’insegnamento vissuto come una vera e propria missione.

Venendo agli avvenimenti più recenti la scorsa settimana avevo parlato del fallimento di Silicon Valley Banke e della scarsa probabilità che potesse innescare un effetto contagio sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo. Nel frattempo in Svizzera c’è stata la crisi del Credit Suisse che ha sollevato alcune discussioni in merito al trattamento di alcuni portatori di obbligazioni subordinate che hanno ricevuto un trattamento penalizzante rispetto agli azionisti e questo potrebbe causare un contenzioso rilevante a livello internazionale.

Al di là degli aspetti troppo tecnici nei quali questa rubrica come sempre preferisce non addentrarsi esistono alcune chiare considerazioni che si possono fare in termini di rischi per i risparmiatori e con particolare riferimento all’assicurazione sui depositi. Come illustrato in precedenza in questa rubrica a nelle pillole video del canale youtube, l’attività bancaria presenta un rischio strutturale: tradizionalmente gli istituti di credito raccolgono depositi a breve scadenza e concedono prestiti a lunga scadenza, guadagnando dalla differenza tra i tassi a lungo termine e quelli a breve. E’ di tutta evidenza che se un numero elevato di depositanti richiede di prelevare i propri fondi, realizzando una cosiddetta “corsa gli sportelli” che in inglese è ”bank run” l’istituto di riferimento  si troverà in difficoltà perché non può richiedere velocemente il rimborso dei finanziamenti a lungo termine che ha concesso.

Per ovviare a questo problema ci sono diversi strumenti e il principale è l’assicurazione sui depositi: un organismo esterno alla banca, tipicamente controllato dallo stato e finanziato dalle altre banche garantisce a tutti i depositanti che, entro una certa soglia per conto corrente, la quota di fondi che la banca non fosse in grado di restituire sarà fornita dall’assicurazione. Inoltre, la previsione di meccanismi ordinati per gestire la liquidazione di una banca aiutano a prevenire il panico.

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Posto che una gran parte dei depositi di SVB non erano assicurati e che non era previsto un processo di liquidazione ordinata dalla banca è evidente che questi due presidi non hanno operato. Su credit Suisse il problema principale riguarda il fatto che, le obbligazioni AT1 che sono titoli rischiosi pensati appositamente per dotare la banca di un cuscino aggiuntivo di capitale e dunque essere azzerati nei momenti di difficoltà, hanno subito perdite maggiori rispetto agli azionisti che in teoria dovrebbero essere i primi a subire perdite in caso di dissesto.

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Il messaggio principale per i risparmiatori in questi frangenti è tenere a mente l’importanza di operare solo attraverso intermediari finanziari ufficialmente regolati: le protezioni di cui parliamo riguardano solo le istituzioni soggette alla vigilanza della banca centrale e non si estendono a operatori e strumenti “esotici” quali ad esempio le cryptovalute o altri strumenti finanziari complicati come i derivati.

Dunque la lezione più grande di SVB e Credit Suisse riguarda la competenza dei risparmiatori in materia finanziaria e i rischi ai quali si decide coscientemente di esporsi. Lo scopo di questa rubrica è spiegare in parole semplici quello che succede e promuovere una gestione razionale e consapevole in termini di rischio dei propri risparmi.

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Conviene Comprare BTP Italia?

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Questa rubrica si è occupata di diverse emissioni passate di BTP Italia e molte delle considerazioni effettuate per le emissioni passate possono essere applicate anche a questa. In estrema sintesi, il titolo può essere conveniente come impiego per la liquidità in eccesso accumulata su conti correnti infruttiferi a patto di non prevedere disinvestimenti prima di almeno 24 o 36 mesi e di mettere in conto delle fluttuazioni sul valore di mercato legate ad ulteriori rialzi d’interesse attesi nei prossimi mesi.

Vi ricordo che potete scrivere all’indirizzo email mfamularoblog@gmail.com per fornire spunti, suggerimenti o formulare delle richieste su come indirizzare questa rubrica. Potete anche provare gratuitamente il servizio di financial coach che si basa su una serie di conference call e di interazioni via email, prevede un compenso concordato in base alle esigenze specifiche, con pagamento annuale posticipato e quindi del tutto subordinato alla soddisfazione e al valore aggiunto percepito dal servizio.

Conviene allora comprare il BTP Italia?

Vediamo le caratteristiche principali dell’emissione che sarò in collocamento dal 6 al 9 marzo. Il titolo, con godimento 14 marzo 2023 e scadenza 14 marzo 2028, è un BTP indicizzato al tasso di inflazione italiana (Indice FOI, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi), con cedole corrisposte ogni 6 mesi insieme alla rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione dello stesso semestre. La cedola (reale) annua minima della diciannovesima emissione del BTP Italia, è stata fissata al 2,00%, mentre quella definitiva sarà invece stabilita con successiva comunicazione all’apertura della quarta giornata di emissione.

La comunicazione potrà quindi confermare il 2% o rivederlo al rialzo. Come per gli altri titoli di stato, è prevista una tassazione agevolata al 12,5% e in analogia con le emissioni precedenti di questa tipologia di titoli è previsto un premio fedeltà per chi lo acquista all’emissione (in questo caso è pari all’8 per mille) e lo mantiene fino a scadenza e l’acquisto senza commissioni.

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Come stabiliamo se conviene o meno acquistare il titolo?

La premessa fondamentale, quando si parla di scelte di finanza personale è che le decisioni andrebbero prese sulla base di una valutazione complessiva dalla propria posizione individuale e in ottica di medio e lungo periodo: dunque azioni, obbligazioni e tantomeno BTP Italia non dovrebbero essere acquistati in base all’emozione o alle mode del momento, ma sulla base di una analisi obiettiva e possibilmente assistita dalla consulenza di un professionista.

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Come abbiamo ripetuto in diversi episodi precedenti, in un contesto di tassi di interesse in crescita ed inflazione elevata, detenere liquidità è diventato costoso. Da un lato l’aumento dei prezzi erode il potere d’acquisto dei nostri risparmi, dall’altro il costo opportunità del mancato guadagno cresce.

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Chi dispone di liquidità che può tenere impegnata per 3 o 4 anni potrebbe allora considerare l’acquisto in emissione del BTP Italia tenendo a mente i seguenti caveat:

  • tra le alternative disponibili ai piccoli risparmiatori, è probabilmente possibile rendimento maggiore con rischio comparabile, mediante un mix di un mix di etf e fondi azionari che pagano dividenti e obbligazionari, ma questa strategia necessita di competenze tecniche e dell’assistenza di un professionista per essere portata avanti
  • rimanendo al fai da te i BTP Italia risultano competitivi per costi, trattamento fiscale e flessibilità (possono essere rivenduti in qualsiasi momento) rispetto alla maggioranza dei prodotti di risparmio gestito offerti dagli intermediari italiani e ai conti deposito
  • con i tassi in crescita va messa in conto la possibilità che le quotazioni sul mercato secondario registrino delle oscillazioni nei prossimi mesi
  • negli ultimi due o tre anni di vita del titolo la convenienza a mantenerlo dipenderà dall’effetto combinato di una plausibile riduzione dell’inflazione e dal calo dei tassi di interesse

Allora per concludere li prendiamo o no questi BTP Italia? Se avete liquidità in eccesso su un conto infruttifero e potete mantenere l’investimento per almeno 3 dei 5 anni di durata di questo titolo, potrebbe essere una buona idea destinare una parte dei vostri fondi a questo impiego. La performance finale dipenderà dall’andamento dell’inflazione e dei tassi di interesse. Il caso peggiore per chi compra il titolo è quello in cui l’inflazione si riduce prima del previsto, mentre i tassi rimangono elevati perché in questa prospettiva il valore di mercato del titolo potrebbe rimanere al di sotto del prezzo di acquisto per un certo periodo e il rendimento complessivo potrebbe risultare inferiore ad alternative non indicizzate e con cedola superiore.

In generale, considerando che negli ultimi 2 o 3 anni di vita del titolo i tassi d’interesse potrebbero scendere e che l’inflazione potrebbe rimanere al di sopra dei target della banca centrale nei primi due si tratta di un investimento a rischio contenuto con prospettive di rendimento abbastanza competitive rispetto alle alternative al momento disponibili.

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#SaveTheDate 24 e 25 Febbraio

24 febbraio 2022, ore 2.40 del mattino a Kyiv. Per Vladimir Putin è giunto il momento di distruggere l’equilibrio europeo e mondiale fra gli stati; il momento in cui il disegno imperialista e revanscista russo deve vincere. Il modello di paese oligarchico-repressivo che la sua presidenza incarna deve muovere guerra alla società aperta delle democrazie occidentali. Per farlo sceglie di schiacciare il sogno liberal-democratico del popolo più vicino e più simile a quello che egli  guida con pugno duro.

Iscriviti alla manifestazione del 24-25 Febbraio 2023

Centoventimila truppe russe entrano in territorio ucraino, colonne di blindati muovono verso Kyiv cercando di causare la morte o la fuga del presidente Zelenskyy per sostituirlo con un fantoccio del Cremlino.

Iscriviti all’associazione Liberi Oltre le Illusioni

In quel giorno il mondo che conosciamo, dalla fine della guerra fredda, finisce. A questo primo proditorio attacco, fallito per l’eroica e quasi miracolosa resistenza ucraina, segue un anno di crimini, massacri, stupri, deportazioni, bombardamenti, distruzioni. La Russia non mette da parte il proprio sogno imperiale ma si avvia, sotto la guida di Putin e dei suoi complici, sulla strada del massacro sistematico, della distruzione di ogni cosa, dello sterminio del popolo ucraino.  Il quale, nonostante tutto questo, resiste eroicamente alla pretesa  di assoggettarlo.

I paesi della UE e gli USA, pur con tutte le loro titubanze ed incoerenze, sono accanto all’Ucraina nella difesa non solo della libertà dei cittadini di Kyiv, Kherson e Zaporizhzhia ma anche, e soprattutto, nella difesa dei principi del diritto internazionale che costituiscono il fondamento del nostro vivere civile. E di quei confini europei che, da quasi ottant’anni, ci hanno permesso pace e prosperità e che, se violati, cadrebbero in un orrendo gioco del domino.

Link per donazioni all’associazione

Il 24 e il 25 febbraio l’associazione  Liberi, Oltre le Illusioni, insieme a tutte le organizzazioni che condividono questi principi, vuole ricordare l’anniversario dell’inizio della guerra e ribadire che nessun despota potrà mai riuscire a privarci della nostra libertà e della nostra democrazia.

Iscriviti alla manifestazione del 24-25 Febbraio 2023

Saremo presenti in quante più città possibili durante quei due giorni, con sit-in, manifestazioni, incontri e anche semplici atti di testimonianza per gridare, ancora una volta, SLAVA UKRAINI!

https://youtube.com/live/ttanYZ_Skc0


Se intendi partecipare e cooperare a con questa iniziativa ti chiediamo di complilare il form che trovi di seguito:

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Come investire 100 euro al mese?

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In questo podcast abbiamo parlato più volte di quanto sia importante investire in modo regolare, idealmente su base mensile e di come gli ETF costituiscano una delle alternative più convenienti per farlo. Se la mia banca però mi prende 15€ di commissioni per eseguito, come faccio a investire 100€ al mese in ETF?

Il quesito è emerso nel corso di una conversazione con un ascoltatore e merita sicuramente attenzione. Vi ricordo che potete scrivermi per proporre argomenti, suggerire indirizzi o muovere delle critiche all’indirizzo email mfamularoblog@gmail.com. Come questa newsletter e i video su YouTube e questo podcast l’attività di formazione ed educazione finanziaria è gratuita, quindi se volete scrivere potete farlo e non vi verranno addebitati costi nascosti.

Cosa faccio allora se la mia banca non mi offre servizi adeguati o se mi applica costi troppo elevati?

La prima ovvia soluzione è cambiare banca e magari dedicheremo al tema qualche episodio in futuro. Comprendo tuttavia dalle interazioni con molti ascoltatori che non sempre è possibile o agevole cambiare il conto dunque oggi ci concentriamo sulle soluzioni per gestire i risparmi in modo efficace ed efficiente mantenendo il proprio conto corrente.

Parliamo dunque di piattaforme di risparmio gestito on line con particolare riferimento ai Roboadvisor. A questo proposito vi segnalo anche il video della playlist “Finanza in Pillole” del mio canale youtube uno dei quali è dedicato appunto ai roboadvisor.

https://open.spotify.com/episode/6zLWO5nC6wmMAAtu1HS53U?si=3j7DG_JKQXWXGE4jCGFSFQ

Le piattaforme di risparmio gestito on line funzionano come una specie di vaso comunicante rispetto al vostro conto corrente e dunque potete periodicamente travasare i vostri fondi in questo “recipiente” e poi destinarli ad impieghi basati sulla vostra propensione al rischio e sugli orizzonti temporali di preferenza.

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Ne menzionerò 5 per praticità (se ne conoscete altre segnalatele pure scrivendomi ) ripartendole in due categorie:

  1. I marketplace di fondi comuni come Online Sim, Fondionline.it e Fundstore.it nei quali trasferite la vostra liquidità e poi scegliere da un vasto menu i fondi comuni sui quali impiegarli generalmente con una scelta più ampie e a condizioni più vantaggiose rispetto alla vostra banca
  2. I roboadvisor come MoneyFarm ed Euclidea nei quali traferite i vostri fondi, ma l’allocazione (generalmente in ETF) viene decisa dal gestore in base alle vostre indicazioni/preferenze e ribilanciata nel tempo in seguito ai mutamenti del mercato?
La Finanza in soldoni Podcast

Le differenze principali tra le due categorie risiedono nel fatto che:

  • Nei marketplace siete voi  decidere quali prodotti acquistare, quando farlo, eventualmente attivando dei piani di accumulo periodici anche di importo molto ridotto (i famosi 100€ al mese)
  • Nei roboadvisor la scelta sull’asset allocation la fa il gestore e questo da un lato è più comodo dall’altro vi consente di beneficiare dell’expertise professionale del gestore più in dettaglio
    • Con MoneyFarm potete costruire diversi portafogli basati su diversi orizzonti temporali e preferenza al rischio e impiegare in essi i vostri fondi ed è anche presente un fondo pensione
    • Con Euclidea accedete ad una gestione patrimoniale che prevede un set ti portafogli basati sulle risposte che date al questionari mifid di profilazione e potete optare anche per una gestione focalizzata su strumenti di mercato monetario il core salvadanaio di cui abbiamo parlato negli episodi precdenti

Vi segnalo comunque che anche i marketplace vi possono fornire un supporto nella decisione dell’asset allocation e che per esempio online sim vi propone anche un servizio di Roboadvisor e dei portafogli modello.

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In sintesi, per superare i limiti e gli eventuali oneri eccessivi delle gestioni patrimoniali proposte dalla vostra banca potete accedere a queste piattaforme on line che:

  • Sono gestite da intermediari finanziari vigilati – dunque presentano un grado di sicurezza e professionalità non inferiore a quello della vostra banca sotto casa (sulla professionalità senza temi di smentita mi sentirei di dire che molto spesso è anche superiore e non di poco)
  • Sono Accessibili mediante semplici bonifici bancari oppure tramite mandati per il prelievo dei fondi dalla vostra banca (se la vostra banca vi addebita costi per il trasferimento dei costi, veramente davvero considerate l’idea di cambiarla)
  • Presentano un ventaglio di opportunità precluso alle banche ordinarie, condizioni economiche molto vantaggiose e un servizio di supporto e consulenza che fino a pochi anni fa era appannaggio solo dei grandi patrimoni

Per aggiungere qualche considerazione indipendente vi segnalo che:

  • I fondi comuni hanno un costo superiore agli ETF e una liquidità inferiore, il fatto che le 3 piattaforme on line abbiano zero costi è reso possibile dalla retrocessione di una parte delle commissioni da parte dei fondi collocati mentre i 2 I due roboadvisor che ho menzionato hanno commissioni trasparenti, nell’ordine di qualche decina di punti base, quindi inferiori all’1% ampiamente giustificati dai servizi offerti
  • Soprattutto se avete disponibilità limitate, i famosi 100€ al mese, questi strumenti possono essere valido strumento per ottenere servizi di elevata professionalità a costi contenuti e in ogni caso per accedere ad una varietà di strumenti preclusi alla maggiorparte delle banche tradizionali

Il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come suggerimento il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento. Per supporto nelle proprie scelte di impiego di risparmi suggerisco di rivolgersi a professionisti abilitati. investimento.

Da quest’anno per chi vuole un supporto educativo e informativo dedicato alla gestione dei propri risparmi sto avviando un servizio di Financial Coach per informazioni potete scrivere all’indirizzo mfamularoblog@gmail.com

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ABI Cerved Outlook Sofferenze

L’Outlook Abi-Cerved 2022-24 è un report che le due istituzioni realizzano periodicamente sulle stime dei flussi dei nuovi crediti deteriorati delle imprese , con dettagli dimensionali, per settore e per area geografica.

L’estrema incertezza economica e le aspettative negative portano a stimare nel 2022 il primo aumento del tasso di deterioramento1 del credito dal 2012. L’aumento del flusso di nuovi crediti in default è spinto dal rallentamento economico della fine del 2022.

Il peggioramento della qualità del credito risente dell’indebolimento della domanda a cui si associa una cospicua spinta inflattiva delle commodities e del caro energia. Il costante innalzamento dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea2 (BCE) incrementa il costo del debito per le imprese, e l’elevata incertezza generata dalla guerra tra Russia e Ucraina non permette una fisiologica e sana pianificazione aziendale.

La congiuntura economica si sviluppa in una fase in cui le misure di sostegno al credito adottate durante la pandemia, ormai scadute, sono state sostituite solo parzialmente da nuove misure a favore delle imprese. Tutte le aziende, che abbiano o meno beneficiato delle moratorie sui debiti e delle garanzie pubbliche sui nuovi prestiti3, si trovano ora a dover ripagare i debiti affrontando tassi d’interesse in costante aumento.

Lo scenario che risulta come conseguenza dell’insieme di tutti questi fattori prevede un deciso aumento dei nuovi crediti in default per le società non finanziarie (figura 1). Nel 2023 il tasso di deterioramento crescerà al 3,8% offrendo un incremento anno su anno di 1,5 punti percentuali, che non si vedeva dal 2012. Nel 2024 si osserverà una riduzione del tasso di deterioramento, che si attesterà comunque su un valore alto rispetto agli ultimi anni (3,4%), sebbene molto lontano dai picchi toccati durante la crisi sovrana.

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Liberi Oltre- Riflessioni Domenicali con F.Forti e A Georgieva

Registrazione della Live sul sito di Liberi Oltre le Illusioni Continua la serie delle riflessioni sull’impatto dei primi 11 mesi di guerra sul mondo occidentale, e non solo. In questo video vediamo l’impatto sui mercati finanziari, in campo energetico e generale con i due ospiti amici di Liberi Oltre le Illusioni: Aleksandra Georgieva e Massimo Famularo.

Negli episodi precedenti la tematica è stata affrontata sul piano militare con Mauro Gilli, In tema più politico internazionale con Vittorio Emanuele Parsi, nel campo informativo russo con Monique Camarra.

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Shoah: il dovere di scegliere da che parte stare

In questo periodo cade la celebrazione del Giorno della Memoria, per ricordate l’abisso disumano della Shoah e l’eccidio di milioni di vittime innocenti. In particolare vorrei soffermarmi sul ruolo dei complici e di coloro che invece si sono rifiutati di collaborare con il genocidio tracciando un parallelo col mondo in cui viviamo oggi.

E’ troppo facile e troppo comodo illudersi che la Shoah sia il delitto compiuto da un limitato numero di mostri che fatichiamo a definire umani. Non è così. L’enorme scritta all’ingresso del memoriale della Shoah di Milano ci ricorda che è stata l’INDIFFERENZA e la collaborazione passiva e attiva di chi si è voltato dall’altra parte a rendere possibile lo sterminio sistematico degli Ebrei e di altri oppositori del regime nazista.

Dunque la storia ci insegna che viene il momento in cui siamo obbligati a scegliere, se stare dalla parte di chi teorizza e mette in pratica lo sterminio di altri esseri umani innocenti oppure se stare dalla parte dei giusti, quelli che anche a rischio della propria vita si sono rifiutati di collaborare e salvando anche una vita sola alla volta, hanno salvato il mondo intero.

Per noi che abbiamo la fortuna di non vivere in prima persona la tragedia delle persecuzioni razziali e della guerra il Giorno della Memoria è un momento di riflessione e di comprensione di come sia necessario prevenire il diffondersi delle ideologie che negano il valore della vita umana prima l’orrore diventi realtà. Ricordiamo per imparare a non ripetere gli errori del passato.

Purtroppo ancora oggi i diritti umani di milioni di persone vengono calpestati ogni giorno in molti paesi dalla Russia di Putin all’Iran passando per la Cina e per tutti i luoghi dove la libertà individuale non è ancora un valore consolidato. Abbiamo il dovere morale di non volarci dall’altra parte per non essere complici di un orrore che, se non viene fermato per tempo, arriverà a bussare alle nostre porte come la vicenda dell’eroico popolo ucraino ci testimonia ogni giorno.

Slava Ukraïni!

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Gestire la Liquidità in Tempi di Inflazione

La Finanza in Soldoni è un podcast di Informazione ed educazione finanziaria a cura di Massimo Famularo.

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Come ben noto a chi segue questo podcast, in un contesto in cui l’inflazione è elevata e tassi d’interesse sono in crescita, detenere liquidità è diventato particolarmente costoso. In questo episodio proviamo a illustrare una serie di opportunità per chi è interessato a mitigare almeno in parte questi oneri.

Ma perché detenere liquidità è più costoso?

Perché l’inflazione erode il potere d’acquisto dei nostri risparmi. Se il prezzo dei beni e servizi aumenta allora vuol dire che la quantità di cose che posso comprare con una data somma di denaro si riduce. Se ad esempio  l’anno scorso con 11€ compravo 11 caffè al costo medio di 1€ ciascuno e quest’anno con 11€ compro 10 caffè al costo medio di 1,1€ ciascuno vuol dire che la stessa quantità nominale di moneta che prima era associata 11 beni reali oggi è associata a 10 beni di conseguenza a fronte di un valore nominale identico si è ridotto il valore reale dato dalla quantità di cose che posso comprare con un’unità di moneta.

Questo podcast è autoprodotto e al momento non ha sponsor, se ne apprezzate i contenuti vi invito a diffonderlo tra i vostri contatti e sui vostri canali social, a iscrivervi alla newsletter e al canale YouTube di Massimo Famularo al quale vi rimando anche per le pillole video.

Il secondo motivo per il quale detenere liquidità è diventato più costoso è dato dall’aumento dei tassi di interesse. Se prima investire in obbligazioni a breve termine rendeva zero o addirittura dei tassi negativi, non valeva la pena darsi pensiero e perdere la disponibilità dei propri fondi investendoli in queste attività. Oggi che i rendimenti sono in aumento, mantenere liquidità vuol dire assistere alla diminuzione del valore reale dei propri soldi e rinunciare al rendimento che avremmo investendoli.

Ma dove mette i soldi uno che non vuole troppi problemi e soprattutto non vuole affrontare troppi rischi?

Le principali alternative per gestire la propria liquidità sono:

  1. Soluzioni che prevedono un vincolo di disponibilità (cioè dovete bloccare i vostri soldi per un certo periodo) come i conti deposito, buoni fruttiferi e altre attività simili come
  2. Soluzioni che possono essere liquidate in ogni momento senza costi elevati come obbligazioni a breve termine e altri strumenti di mercato monetario nei quali si può investire anche con ETF

A ben guardare i vostri soldi finiranno impiegati sempre nelle medesime attività solo che nel primo caso per semplificarvi la vita un intermediario vi facilita l’accesso ai mercati e questa intermediazione ha un costo.

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Quando si ragiona di impieghi per la liquidità di questo tipo possiamo trascurare le considerazioni sul rischio, perché ci muoviamo all’interno di attività che hanno tutte un rischio molto basso. Gli elementi da tenere presenti sono come al solito i rendimenti, ma soprattutto i costi e che possono variare anche in modo significativo.

Altro elemento da tenere presente è che, negli investimenti con vincolo spesso il disinvestimento anticipato comporta la perdita dei guadagni, tuttavia il capitale impiegato è generalmente garantito. Per converso gli strumenti di mercato monetario e le obbligazioni a breve termine, pur potendo essere liquidati agevolmente senza costi rilevanti, comportano inevitabilmente delle oscillazioni nel breve termine e, in caso di disinvestimento in un momento particolarmente avverso, potrebbero comportare delle piccole perdite.

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Cosa fare allora con la vostra liquidità? Se avete voglia e tempo ho selezionato per voi una serie di ETF che presentano i costi più bassi tra quelli quotati alla borsa di Milano ed acquistabili con i principali conti on line. Se preferite la semplicità potete affidarvi ad un conto deposito, ma dovrete mettere in conto un vincolo non brevissimo, nell’ordine dei 36-48 mesi. Come via di mezzo tra i due estremi potrei segnale la gestione Core Salvadanaio di Euclidea, che di fatto investe in ETF monetari per conto vostro e vi consente di disinvestire in ogni momento, realizzando i guadagni conseguiti fino a quel momento. Sul sito del roboadvisor trovate i dettagli e dal punto di vista dei costi/rendimenti la soluzione si colloca a metà strada tra il “fai da te” in ETF e i vari conti deposito vincolati.

Domandona finale, ma una comparazione tra i buoni postali e certificati di deposito oppure i conti vincolati non la facciamo? No non la facciamo. Sono prodotti molto simili che si fanno concorrenza e con una rapida ricerca su google, se seguite questo podcast e avete appreso i rudimenti di base, potete tranquillamente fare da soli. Io che non sono pagato per collocare questo o quel prodotto preferisco divertimi a confezionare portafogli ETF che vi racconto in questa rubrica o che vi aiuto a personalizzare con il servizio di financial coach, per il quale potete chiedere informazioni all’indirizzo mfamularo@gmail.com

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Per riassumere:

  • detenere liquidità in tempi di inflazione e tassi crescenti significa sostenere dei costi in termini di perdita di potere d’acquisto e di mancato rendimento ottenibile con l’impiego dei vostri fondi
  • se volete semplificarvi la vita scegliete un conto deposito o un qualche prodotto bancario analogo, preparatevi a pagare qualche costo per l’intermediazione e a vincolare i vostri fondi per un anno o due
  • se avete un conto che vi consente di acquistare ETF scegliete quelli che costano meno, pescando nelle categorie monetario e obbligazionario breve termine mantenendo un occhio al rendimento e verificando di NON selezionare qualche raro prodotto ad alto rischio che pure ricade in questa categoria

Il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come suggerimento il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento. Per supporto nelle proprie scelte di impiego di risparmi suggerisco di rivolgersi a professionisti abilitati. investimento.

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DBRS NPLs Credit Outlook 2023

DBRS released a commentary on NPL securitizations in Europe. The report pointed out that the new issuance slowdown in nonperforming loans that began in 2022 is likely to reverse during the course of 2023, with the public issuance volume broadly in line with the volumes of 2020/2021, as central banks’ interest rate policies become more stable and the government asset protection programmes are renewed.

Expectations for 2023 issuance remains dominated by the performance of peripheral economies and, in particular, Southern European jurisdictions; however, considering the systemic scale of the problem at the European level, it is possible that we will see rated transactions in new jurisdictions and, considering the limited cost for governments as compared with other solutions, the introduction of schemes similar to Italy’s Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze (GACS) scheme (which expired in June 2022) and Greece’s Hellenic Asset Protection Scheme (HAPS) (which expired in October 2022) in other jurisdictions might be possible.

From the second half of 2022, uniformly across Europe, increased borrowing costs, high inflation, and elevated energy bills are contributing to slowing economic growth and putting an additional burden on households and corporates. Rising interest rates exert downward pressure on real estate values. On the positive side, unemployment rates continue to be low since the pandemic highs and household savings have increased during the pandemic. Banks are well capitalised and further de-risked in the past couple of years, reducing the risk of a funding squeeze. Next Generation EU (NGEU) funds anticipated in Italy, Spain, and Cyprus should positively affect the respective macroeconomic performance. Court closures and the subsequent bottlenecks at courts are clearing (with the exception of Spain).

For the early Italian GACS transactions most affected by the timing delays, the increasing GACS fees over time are likely to make the effect of delays in recoveries more pronounced, which could result in further rating migration in 2023. In 2022, DBRS Morningstar upgraded its ratings on the senior notes in two Irish transactions to the AA category after significant deleveraging resulting from sizeable portfolio sales. In the current climate, the positive trend of reperforming loan sales of previous years may be difficult to maintain.

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Conveniva comprare i Bond ENI ?

La Finanza in Soldoni è un podcast di Informazione ed educazione finanziaria a cura di Massimo Famularo.

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L’ultima emissione di obbligazioni con rendimento agganciato ad obbiettivi di sostenibilità ambientale da parte di ENI ha visto una domanda molto elevata da parte dei sottoscrittori e una chiusura anticipata del collocamento. Questo vuol dire che si dovrà probabilmente che i risparmiatori si vedranno assegnare un quantità ridotta di titoli e che forse sarà addirittura necessario ricorrere ad un sorteggio.

Qual è il motivo di tutto questo successo? E’ giustificato? Nel podcast pubblicato nel primo giorno di collocamento ho provato a analizzare le caratteristiche del titolo e i vari profili di convenienza. Rimandandovi ai podcast precedenti e alle pillole video per una spiegazione di alcuni concetti di fondo come il rating e l’andamento del prezzo delle obbligazioni al variare dei tassi ho illustrato che lo strumento proposto non è eccessivamente rischioso e che gli investitori privati e i piccoli risparmiatori possono prendere in considerazione senza troppe preoccupazioni.

A metà tra il marketing e l’investimento responsabile questo titolo riconosce un rendimento aggiuntivo pari a 50 punti base nel caso in cui la società non riesca a raggiungere 2 obiettivi che si è prefissata in termini di sostenibilità: una impronta ambientale in termini di inquinamento da fonti fossili inferiore ad un certo livello e una capacità istallata per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili superiore ad un livello prefissato

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Eni è un’azienda petrolifera che oggi vive ancora una posizione di vantaggio per gli introiti che derivano dallo sfruttamento dei combustibili fossili e che si trova a dover navigare una transizione ecologica nella quale entro un orizzonte temporale ragionevole dovrà convertirsi in larga misura alle fonti rinnovabili per sopravvivere. Un’obbligazione dedicata ai privati con il rendimento agganciato ad obbiettivi ambientali è una buona iniziativa di marketing per far sapere ai consumatori che il petroliere di oggi è seriamente motivato a trasformarsi in un produttore di energia verde domani.  Esaurita la chiave di lettura del marketing rimane l’obbligazione di un emittente affidabile con un rendimento interessante.

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Assumendo di poter mantenere l’obbligazione fino alla scadenza dei 5 anni lo strumento può essere interessante perché il rendimento è piuttosto competitivo rispetto alle alternative comparabili come i conti deposito vincolati o i titoli di stato e negli ultimi 2-3 anni prima della scadenza c’è qualche possibilità di conseguire dei guadagni in conto capitale se i tassi di mercato scendono.Quindi se avete tempo, liquidità giacente e vi piace la semplicità le obbligazioni ENI possono essere un’alternativa interessante.

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Che fare ora che sono andate a ruba? Potete seguire questo podcast dove proveremo a proporre delle alternative e a suggerire un approccio razionale e prudente per valutare queste “offerte commerciali” che in futuro diventeranno sempre più frequenti.

Il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come suggerimento diIl contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento. Per supporto nelle proprie scelte di impiego di risparmi suggerisco di rivolgersi a professionisti abilitati. investimento.

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Economia e Mercati: 3 lezioni dal 2022

La Finanza in Soldoni è un podcast di Informazione ed educazione finanziaria a cura di Massimo Famularo.

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Lo scorso anno è stato piuttosto complicato dal punto di vista dell’andamento dei mercati finanziari, in questo podcast proviamo a trarre tre lezioni dall’esperienza del 2022 che ci torneranno utili negli episodi successivi nei quali vedremo una serie di approfondimenti sulle principali tendenze attese per il nuovo anno basati sui report dei primari istituti di ricerca che troverete nelle note.

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Un anno difficile, nel quale gli effetti della pandemia sul commercio mondiale, sulle catene di approvvigionamento e sulla circolazione di cose e persone si sarebbero dovuti finalmente esaurire e che invece ha visto il ritorno di tensioni geopolitiche, che si ritenevano superate a causa dell’improvvisa invasione dell’Ucraina da Parte della Russia e di pressioni inflazionistiche originate da alcuni effetti indesiderati dell’emergenza sanitaria e amplificate dagli effetti del conflitto in Europa.

DI tutto questo abbiamo parlato in circa 80 podcast pubblicati lo scorso anno e ai quali vi rimando per i dettagli.  Quali lezioni possiamo trarre da questo anno tanto difficile? Ne propongo tre:

  1. Nel breve periodo non esistono “porti sicuri” o investimenti a rischio zero
  2. I mercati finanziari reagiscono in modo anticipato e amplificato rispetto all’andamento dell’economia reale
  3. Un approccio equilibrato di investimento graduale con obiettivi di lungo termine aiuta ad affrontare anche periodo particolarmente difficili come quello in atto

Nel 2022 abbiamo sperimentato volatilità e performance negative sia sui mercati azionari che su quelli obbligazionari; dunque, due asset classe che in genere dovrebbero muoversi in direzione opposta hanno mostrato un andamento concorde e negativo, mentre la crescita del livello generale dei prezzi ha eroso il potere d’acquisto della componente del proprio risparmio detenuta sotto forma di liquidità.

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Che conclusioni possiamo trarre da quello che sembra il peggiore dei mondi possibili? Che bisogna rinunciare all’idea irrealistica di non osservare oscillazioni nel breve termine o che in qualche modo possano esistere investimenti a rischio zero, prendere atto del fatto che anche i fondi che non investiamo perdono valore a causa dell’inflazione e concentrarci sulla realizzazione di strategie equilibrate con orizzonte di medio e lungo periodo.

In larga misura il crollo nelle borse viene attribuito al timore per una recessione, che non c’è ancora stata e che potrebbe ancora non essere particolarmente severa. Le dinamiche che muovono i mercati finanziari sono molto complicate e nel breve termine del tutto imprevedibile, quello che però possiamo identificare come schema ricorrente è appunto la reazione anticipata e amplificata rispetto a quanto si registra nell’economia reale.

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La strategia più razionale per confrontarsi con un mondo in cui non esistono attività a rischio zero e i mercati si muovono a volte isterico è di conseguenza quella di porsi degli obiettivi di medio e lungo periodo, configurare dei portafogli bilanciati in misura coerente con le proprie necessità e preferenze e realizzare un piano di investimento periodico e graduale a fronte dei quali le oscillazioni di breve non rappresentano un problema o una preoccupazione, ma anzi possono costituire una interessante opportunità di ingresso nei mercati a valori convenienti.

Per riassumere:

  1. Il 2022 è stato un anno complicato nel quale è risultato molto difficile non registrare variazioni negative nel valore del proprio patrimonio
  2. Le oscillazioni nel breve termine sono un “fatto della vita” che non si può evitare e dal quale non ci può mettere del tutto a riparo neanche la detenzione di liquidità, che in periodi di inflazione elevata perde potere d’acquisto
  3. L’esperienza di questo annus horribilis conferma la validità delle poche regole ribadiamo in questo podcast in tema di diversificazione e di strategia di lungo termine

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#SaveTheDate Manifestazione Ucraina

L’associazione Liberi Oltre le Illusioni organizza per 26 novembre a Bologna, in Piazza San Francesco, ore 17.00 una manifestazione in memoria della Grande Carestia del 1932-1933 in Ucraina (Holodomor).

Link per scaricare la locandina

Il 24 febbraio 2022 l’esercito russo inizia l’invasione dell’Ucraina. Poche ore prima Putin descrive l’Ucraina come “i territori che ora si definiscono ucraini”. Già il 21 febbraio aveva ribadito che l’Ucraina sarebbe un’invenzione di Lenin e che Krusciov nel 1954 avrebbe ceduto alla Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina la Crimea come compensazione post bellica.

L’azione dell’esercito russo è infatti orientata all’annientamento del Paese invaso e alla sostituzione del governo democraticamente eletto con uno sottomesso al regime del Cremlino.

Il sentimento nazionale e l’identità ucraini sono antichi, precedono la Russia zarista e si manifestano con tutta la loro forza nell’eroica resistenza del popolo ucraino.

All’inizio degli anni 30 Stalin impose la collettivizzazione delle aziende agricole e la requisizione dei raccolti. Chi si fosse opposto alla requisizione dei prodotti agricoli sarebbe stato condannato alla reclusione, alla deportazione o alla morte. La carestia conseguente e le misure repressive del governo produssero in Ucraina circa 4 milioni di morti..

Nel 2003 Russia e Stati Uniti firmarono una dichiarazione congiunta di condanna di quei fatti:

Nell’ex Unione Sovietica milioni di uomini, donne e bambini furono vittime delle crudeli azioni e politiche del regime totalitario. La Grande Carestia del 1932-1933 in Ucraina (Holodomor), causò la morte di milioni di vite innocenti […] 

Il 23 ottobre 2008 anche il Parlamento Europeo riconobbe il genocidio, definendo l’Holodomor “spaventoso crimine contro il popolo ucraino e contro l’umanità”.

Dichiarazione Congiunta Russia USA 2003

Vogliamo ricordare quella immane tragedia perpetrata da uomini contro altri uomini; vogliamo manifestare al popolo ucraino la nostra vicinanza e solidarietà; vogliamo ricordare alla società civile italiana ed europea, ai partiti politici, alle associazioni che il diritto alla vita e alla libertà di quel popolo è di nuovo minacciato dal regime totalitario che siede al Cremlino; vogliamo invitare società civile e organizzazioni politiche a unirsi in difesa della libertà e della democrazia, fondamenti della nostra Costituzione e dell’Unione Europea.

Invitiamo tutti ad aderire alla giornata di commemorazione dell’Holodomor in memoria dei milioni di uomini, donne e bambini uccisi dalla follia di una dittatura.

La battaglia di resistenza ucraina non è soltanto una battaglia in difesa di un territorio, è soprattutto una battaglia di un popolo libero contro l’oppressione e il sopruso, è la battaglia in difesa dei valori fondanti della nostra società democratica. Stare dalla parte del popolo ucraino è un dovere per ogni cittadino libero.

Uniamoci alla diaspora ucraina nella giornata mondiale in memoria del Holodomor, 26 novembre 2022. Ore 17, Piazza San Francesco, Bologna.

Associazione, Liberi Oltre Le Illusioni

Clicca qui per sottoscrivere la tua adesione al manifesto

Form per Autobus

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BTP Italia – conviene comprarli?

La Finanza in Soldoni è un podcast di Informazione ed educazione finanziaria a cura di Massimo Famularo.

Tra il 14 e il 17 novembre è in collocamento la diciottesima edizione del BTP Italia. Questo podcast si è occupato varie volte di questi titoli dedicati alla clientela retail e non ha risparmiato delle critiche alla scelta di indirizzare il risparmio privato verso il debito pubblico con una strategia di marketing talvolta aggressiva e ad alcune considerazioni politiche riguardo, ad esempio, alla scelta di porre a carico di tutti i contribuenti le commissioni di collocamento dello strumento.

Segui il podcast e la newsletter della #FinanzainSoldoni

Guardando alle caratteristiche di questo collocamento possiamo sottolineare come aspetto positivo la durata di 6 anni, inferiore alle emissioni precedenti e più indicata per le famiglie e i piccoli risparmiatori e segnalare due elementi di attenzione a quelli che stanno considerando l’acquisto dei titoli:

  • in primo luogo, in un contesto di tassi di interessi in crescita, titoli obbligazionari con un tasso di rendimento prefissato potrebbero registrare dei cali nelle quotazioni sul mercato secondario, come abbiamo illustrato in alcuni episodi precedenti
  • in secondo luogo, il fatto che capitale e interessi siano indicizzati all’inflazione costituisce un fattore positivo su un orizzonte di 24 o 36 mesi, tuttavia guardando a 6 anni è probabile che l’inflazione si riduca negli ultimi anni del titolo e questo potrebbe ridurre la convenienza a detenerlo

Iscriviti alla newsletter del Pocast io #votoconipiedi

La premessa fondamentale, quando si parla di scelte di finanza personale è che le decisioni andrebbero prese sulla base di una valutazione complessiva dalla propria posizione individuale e in ottica di medio e lungo periodo: dunque azioni, obbligazioni e tantomeno BTP Italia non dovrebbero essere acquistati in base all’emozione o alle mode del momento, ma sulla base di una analisi obiettiva e possibilmente assistita dalla consulenza di un professionista.

Posto che le lezioncine da grillo parlante non piacciono a nessuno e la domanda più diffusa è: ma il titolo conviene o no? La risposta più opportuna non può che essere dipende.

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In un contesto di tassi di interesse in crescita ed inflazione elevata, detenere liquidità è diventato costoso. Da un lato l’aumento dei prezzi erode il potere d’acquisto dei nostri risparmi, dall’altro il costo opportunità del mancato guadagno cresce.

Chi dispone di liquidità che può tenere impegnata per 3 o 4 anni potrebbe allora considerare l’acquisto in emissione del BTP Italia tenendo a mente i seguenti caveat:

  • tra le alternative disponibili ai piccoli risparmiatori, un mix di etf azionari reddito e obbligazionari potrebbe avere un rendimento maggiore con rischio comparabile, ma necessita di competenze tecniche e dell’assistenza di un professionista per essere composto
  • rimanendo al fai da te i BTP Italia risultano competitivi per costi, trattamento fiscale e flessibilità (possono essere rivenduti in qualsiasi momento) rispetto alla maggioranza dei prodotti di risparmio gestito offerti dagli intermediari italiani e ai conti deposito
  • con i tassi in crescita va messa in conto la possibilità che le quotazioni sul mercato secondario scendano nei prossimi mesi
  • negli ultimi due o tre anni di vita del titolo la convenienza a mantenerlo dipenderà dall’effetto combinato di una plausibile riduzione dell’inflazione e dal calo dei tassi di interesse

Con riferimento ai dettagli del titolo vi lascio qualche link descrizione del podcast

Dunque conviene oppure no? Se avete liquidità accumulata, che potete tenere impiegata per qualche anno e le alternative a vostra disposizione si limitano ai conti deposito e ai prodotti di risparmio gestito collocati da banche e reti italiane, allora può valere la pena destinare una parte dei fondi al BTP Italia.

Per riassumere:

  • le scelte di risparmio si fanno su base individuale e con ottica di lungo termine e non sull’onda delle occasioni del momento
  • nel contesto attuale detenere liquidità è costoso e i BTP Italia risultano competitivi per costi e rendimenti con le alternative comparabili di risparmio gestito offerte dalla banche italiane
  • questo podcast raccomanda sempre di investire in modo graduale e di non concentrare quote troppo rilevanti del proprio portafoglio su singole attività

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Tassi Congiuntura e nuovo Governo

Registrazione del mio intervento alla trasmissione Sky TG 24 Business del 3 Novembre 2022. Ringrazio Mariangela Pira per il cortese invito. Insieme abbiamo parlato delle conseguenze dell’aumento dei tassi d’interessa da parte della FED e del significato della modifica in negativo dell’Outlook Moody’s sulle banche italiane.

Trovate di seguito anche la registrazione del mio intervento alla trasmissione Caffè Affari del 13 ottobre 2022 su Class CNBC. Ringrazio Elisa Piazza per il cortese invito.

Insieme abbiamo parlato di possibili componenti del nuovo governo, delle sfide principali che lo attendono sul piano economico e di come i mercati potrebbero reagire ai diversi scenari.

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Dal 28 ottobre 2021 il libro de La Finanza in Soldoni è disponibile anche in molti punti vendita del circuito Feltrinelli e Mondadori. Se non lo trovi nella tua libreria di fiducia puoi ordinarlo oppure acquistarlo on line nei principali bookstore. In questo post trovi l’elenco delle librerie dove il libro è già disponibile.

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Elezioni: Cronaca di una Morte Annunciata

Io #votoconipiedi è un podcast di provocazione e riflessione sulla politica italiana

Per tutta la campagna elettorale le elezioni sono state presentate come una partita che aveva già un vincitore e come una competizione finalizzata a stabilire i termini e le dimensioni di questa vittoria, ma soprattutto a determinare la distribuzione della sconfitta. A ben guardare il grande assente di tutta questa narrazione pare essere il libero arbitrio in uno schema nel quale i gradi di libertà per ciascun giocatore appaiono estremamente limitati.

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In questo podcast abbiamo visto come ci sia poco da scegliere per gli elettori, poiché la composizione del parlamento futuro, a meno di qualche ridotto intervallo di confidenza è stata già decisa dalle segreterie di partito nel momento in cui hanno finalizzato le alleanze.

Prima della definizione delle coalizioni, Fratelli d’Italia e il PD erano molto vicini nei sondaggi e la prospettiva di una “vittoria annunciata” derivava dal fatto che di Giorgia Meloni disponeva di un fronte sufficientemente unito, mentre Letta tra

il Centro Moderato di Calenda /Renzi e la Sinistra di Frantoianni e Bonelli, dovendo fare i conti anche con il terzo incomodo a 5 stelle che non è mai sceso sotto il 10% di consensi.

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L’unica vera scelta di Letta, condivisibile sul piano della credibilità e dei valori, ma tatticamente perdente col senno di poi e col buonsenso di prima è stata quella di chiudere al campo largo sul quale pure si erano spese non poche energie in precedenza. Non possiamo sapere quale sarebbero stati gli esiti di un matrimonio di interesse con Conte, quel che si può dire con un occhio agli ultimi sondaggi è che è difficile immaginare uno stato del mondo peggiore per il PD.

Insomma, le elezioni italiane ricordano un po’ la Cronaca di una Morte annunciata: gli italiani non possono scegliere se mandare o meno Giorgia Meloni al governo, perché Letta ha già scelto per loro che qualsiasi alternativa al centrodestra sarà perdente. Quello che decidono gli italiani votando è se il voto di scambio basato sul reddito di cittadinanza funziona tanto oppure tantissimo. Se il centro moderato vale poco o pochissimo e le cinquanta sfumature di populismo da destra a sinistra valgono quanto l’astensione o, si spera un poco di meno.

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Avrà poco da scegliere il governo di Centrodestra, perché se vuole durare più di qualche mese dovrà tenere fede agli impegni presi con l’Europa ed astenersi dal disastrare il bilancio dello stato. In caso contrario dovrà rispondere della perdita dei fondi del PNRR, di una crisi di fiducia da parte dei mercati e affrontare un commissariamento come già avvenuto in Grecia.

Poca scelta avranno anche all’opposizione, Calenda/Renzi, se mai il governo dovesse dimostrarsi responsabile, difficilmente potrebbe astenersi dal collaborare, per il resto ci sarà da litigarsi gli avanzi del consenso di un pubblico distratto deluso e disilluso .

Cosa andiamo a votare allora alle elezioni del 25 settembre? Votiamo sulla distribuzione simbolica della sconfitta per i partiti che hanno scelto di non percorrere l’unico accordo che avrebbe avuto qualche possibilità di pareggio, se non di vittoria, con la prospettiva realistica di spostare pochissimi seggi o forse nessuno.

Non critico chi guarda ai partiti e ai programmi come se ci fosse veramente una partita da giocare o chi si ostina a votare il menopeggio per qualche maleinteso dovere morale. Io con questo podcast cerco di stimolare una riflessione di lungo periodo che vada al di là della tattica elettorale che guida le agende di tutti partiti politici.

Una partita da giocare sul campo della cultura e della responsabilità e che si può sperare di vincere solo a beneficio delle generazioni future. Per il momento ricordate che è perfettamente legale e per nulla immorale recarsi alle urne e scrivere sulla scheda io #votoconipiedi con l’hashtag prima della virgola e senza spazi.

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Rialzo dei tassi e Conseguenze per le famiglie

Nuovo episodio della Finanza per Ragazzi. Oggi parliamo del rialzo dei tassi da parte della BCE e delle conseguenze per le famiglie.

Le banche centrali alzano i tassi di interesse per combattere l’inflazione e, con riferimento all’Europa per porre fine ad un regime straordinario (legato a circostanze eccezionali come le crisi dei debiti sovrani e la pandemia) nel quale la politica monetarie è stata estremamente espansiva e i tassi di interesse negativi.

Nell’immediato questi provvedimenti hanno degli oneri per le famiglie e per le imprese che vedono aumentare il costo dei propri finanziamenti a tasso variabile già in essere e peggiorare le condizioni di accesso al credito.

Nel medio termine però il beneficio derivante dal contrasto all’inflazione è superiore ai costi sostenuti nel breve, perché un andamento fuori controllo dell’inflazione danneggia principalmente i cittadini che guadagnano di meno.

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I valori del tuo partito

Al netto della provocazione del nome, questo podcast si prefigge l’obbiettivo di stimolare delle riflessioni in vista delle prossime elezioni politiche e, più in generale, sui meccanismi che regolano il sistema dei partiti.

Prima di dettagliare il messaggio costruttivo, su una “battaglia culturale” di lungo periodo per cambiare il sistema, è opportuno continuare nella demolizione di alcune narrazioni volte unicamente a conservare la struttura esistente.

Se nessun partito è perfetto, se dei programmi elettorali sappiamo in anticipo che verrà realizzato ben poco, si potrebbe almeno argomentare, agli estremi, che tra le alternative possibili dovremmo preferire quella che ha maggiori probabilità di portare avanti i nostri valori.

Ascolta il secondo episodio del podcast

Una chiave di lettura risiede nei ridotti margini di azione per i governi di cui abbiamo parlato nel primo episodio del #podcast.

Governi espressione di maggioranze eterogenee che devono scendere a compromessi; spesa pubblica e pressione fiscale molto elevati; #Debitopubblico accumulato dagli esecutivi precedenti, lasciano spazio solo per provvedimenti molto circoscritti.

Vediamo allora che le misure molto specifiche a beneficio di minoranze qualificate finiscono a livello generale per produrre effetti opposti a quelli previsti dalle dichiarazioni di intenti.

#sindacati che difendono vantaggi non+sostenibili per tutti lavoratori, scaricano gli oneri di aggiustamento e condizioni penalizzanti su chi non ha ancora un lavoro stabile e “finte partite IVA”

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Se chi dice di promuovere l’interesse delle imprese, si limita a proteggere delle rendite di alcune di esse, di fatto sta scoraggiando chi potrebbe crearne di nuove o potrebbe investire nell’innovazione.

Più in generale per dirla con Milton Friedman, quando andiamo a votare dovremmo ricordare che “non esistono pasti gratis”. Pertanto ogni beneficio o provvedimento che i partiti offrono a questo a quel gruppo di interesse è un costo aggiuntivo per tutti gli altri.

Non possiamo escludere che una delle cause della generale disaffezione nei confronti della politica nasca proprio dalla percezione di far parte del gruppo che paga sempre il conto per tutti gli altri.

Non deve allora sorprenderci la diminuzione nel numero degli iscritti ai partiti e che gli elettori si dividano sempre più tra chi si allontana dalla politica e chi la insegue per ottenere un beneficio individuale.

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I primi hanno la percezione (peraltro fondata) che il proprio voto non possa incidere in alcun modo e, quando si recano alle urne spesso prendono posizioni di protesta (che hanno decretato il successo di Lega, Movimento 5 stelle)

I secondi con un calcolo opportunistico si augurano di poter ottenere dei vantaggi a livello individuale scaricandone il costo sulla collettività.

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Come Guadagnare dalle Elezioni?

E’ possibile per i risparmiatori ordinari guadagnare dai movimenti dei mercati finanziari legati alle elezioni e alle incertezze del sistema politico italiano?

La risposta è sì e proviamo a spiegarlo in modo facile.

Nello #podcast precedente si è parlato dei fondi che scommettono contro il debito pubblico italiano: un fenomeno in qualche modo fisiologico che non dovrebbe preoccuparci più di tanto.

In questo episodio si spiega come un rispamiatore comune potrebbe guadagnare dalla situazione: se un’attività finanziaria ha un andamento prevedibile è possibile prendere delle posizioni sui mercati finanziari per ottenere un profitto.

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Il modo veloce, complicato e più rischioso di guadagnare consiste nel prendere posizioni corte, ovvero realizzare delle vendite allo scoperto. In pratica visto che sappiamo che i prezzi dei titoli italiani sono già scesi e hanno una buona probabilità di scendere ancora si scommette su questo andamento per guadagnarci. Si tratta di un modo difficile e rischioso perché se è abbastanza probabile che scendano, non possiamo sapere esattamente quando e di quanto si muoveranno. Quindi anche avendo  previsto correttamente l’andamento di fondo potremmo non riuscire a centrare la tempistica giusta.

Un modo più semplice consiste nel comprare i titoli sul mercato secondario mentre scendono, incassare rendimenti interessanti dalle cedole e, se #italia non fallisce nei prossimi anni rivenderli più avanti (o tenerli fino alla scadenza).

Di che parliamo? Con quali rischi?

Prendiamo il BTP con scadenza 15 maggio 2051 emesso nel 2020. Paga una cedola semestrale di 0,75% quindi non sembra esattamente un affare. Questo titolo però è indicizzato all’inflazione:

Dopo aver oscillato tra una quotazione di 90 e 110 fino allo scorso aprile è sceso poi in modo significativo ed oggi quota 68 euro. Ha toccato un minimo di 60 in giugno e più di recente aveva toccato 80 agli inizi di agosto.

In virtù dell’indicizzazione all’inflazione, acquistanto oggi il titolo a circa 70 si ottiene un rendimento annuo di circa il 10% che per un titolo di stato mi sembra un rendimento interessante. Sappiamo che il prezzo scenderà ancora con molta probabilità e quindi chi lo compra deve avere una prospettiva di detenerlo di diversi anni, almeno 5 se non 10, per non rischiare di perderci. Sappiamo anche però che i tassi non saliranno per sempre e che le turbolenze nel nostro paese vanno e vengono.

Dunque dalle incertezze politiche italiane si può guadagnare, un buon rendimento dalle cedole nel breve termine e verosimilmente anche un profitto dalla risalita del prezzo nel corso di oscillazioni positive. A fronte di ogni opportunità di rendimento ci sono però dei rischi: se avete bisogno di disinvestire mentre la quotazione del titolo è inferiore al prezzo di acquisto conseguirete una perdita. Dunque la strategia di investimento ha senso solo se usate una parte minoritaria dei vostri soldi, di cui non avrete bisogno nei prossimi anni. Esiste poi un rischio che l’emittente vada in default o non ripaghi tutte le cedole, ma questo finché l’Italia rimane all’interno dell’ Unione Economica e Monetaria Europea è un rischio molto basso.

Last but not Least, obbligazioni con scadenza molto lontana nel tempo sono soggette ad oscillazioni molto rilevanti – prima di comprarle dovreste quindi essere preparati a vedere il valore dei vostri investimenti cambiare in modo rilevante e frequente.

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Per Chi dovrebbero votare i giovani?

Io #votoconipiedi è un podcast di provocazione e riflessione sulla politica italiana. Nel secondo episodio ci chiediamo: Per chi dovrebbero votare i giovani?

Se avete ascoltato il primo episodio del podcast la risposta alla domanda dovrebbe essere scontata: i giovani dovrebbero applicare il #votoconipiedi nel senso più letterale del termine e fare armi e bagagli.

Se vi sembra disfattista e superficiale chiedetevi: Perché la borghesia più ricca ed istruita manda i suoi figli a studiare all’estero? Perché nelle città principali fioriscono le scuole internazionali?

Perché quelli hanno soldi e relazioni e non avrebbero problemi a inserire i propri rampolli, preparano i propri figli a lasciare il paese o comunque a vivere carriere internazionali? Forse perché l’Italia non è un paese per giovani oggi e non lo sarà per parecchio tempo.

Leggi il testo Completo del podcast

Ma lasciamo perdere le suggestioni e le sensazioni e proviamo a fare qualche ragionamento. Proviamo a guardare i programmi dei principali partiti e vediamo chi tratta meglio i nostri ragazzi? (così per gioco)

Nel programma della destra i giovani arrivano al quindicesimo punto su quindici, d’altronde se i giovani svegli continuano ad andarsene meglio investire sui pensionati, che non a caso assorbono il 45% della spesa pubblica e il 25% del PIL).

Va detto che anche il punto 14 occupandosi di scuola e Università parla dei giovani (ma le priorità sono docenti, sicurezza degli edifici e formazione per sfornare lavoratori per le imprese). Si parla di giovani anche in tema di famiglia e al punto su impresa lavoro ed economia.

Last but not least nell’ultima pagina c’è una riga che contraddice tutto il documento:

Che dire del terzo polo? Il primo punto del programma è zero tasse per i giovani che avviano nuove imprese, seguono cenni generici sul mezzogiorno più avanti (per la disoccupazione giovanile più alta) e una manciata di incentivi sulla previdenza e la scuola.

Per Chi Dovrebbero votare i giovani?

Poi un capitolo ad hoc che si concentra su imprenditoria, formazione professionale e tirocini  e competenze digitali. Più 2 chicche finali: ricambio generazionale e viaggio culturale a Roma

Nel primo non si sa bene perché andrebbe incentivato il trasferimento dei giovani nelle aree montane e rurali a rischio spopolamento (e dopo aver letto questo ancora vi chiedete cosa votare?)

Nel secondo e last but not least gita pagata a spese dello stato per gli under 25 che vogliono andare a visitare Roma. Ma sul serio: a che serve leggere questi programmi?

Aggiungiamo la domanda storica: e allora il PD? Su 30 occorrenze della parola giovani per lo più abbiamo vaghe dichiarazioni di intenti disseminati un po’ per tutto il programma e un focus nella terza parte di un programma diviso in tre parti (priorità!)

La parte giovani è in condominio con le donne, altra minoranza per la quale ritagliare quote, dato che le riserve indiane pare non siano politically correct.

C’è anche il pacchetto “un paese per giovani” dove si azzerano i contributi per gli under 35 assunti a tempo indeterminato (che ci siano le condizioni per fare impesa e assumere sarà forse un dettaglio secondario) e un bel bonus affitti per chi ha ISEE inferiore a 20k.

Dulcis in fundo, dote ai diciottenni di 10mila euro finanziata con imposta su successioni e donazioni sopra i 5m e, ça va sans dire, abbassamento dell’età per votare a 16 anni.

Cosa dovrebbero allora votare allora i giovani? Se ne avete voglia, leggete pure in dettaglio i programmi tanto come avete visto si tratta di attività che lascia il tempo che trova.

Consiglio disinteressato: provate a valutate gli ostacoli strutturali alla piena realizzazione delle vostre aspirazioni e poi provate valutare se qualcuno dei partiti in campo potrebbe avere interesse, convenienza, consapevolezza e coraggio per metterci mano.

La mia risposta la conoscete già, vi offro di seguito qualche spunto per determinare la vostra.

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Il focus dovrebbero essere adeguate opportunità di guadagnarsi da vivere e mantenere un tenore di vita dignitoso, possibilmente riuscendo a far crescere guadagni e tenore di vita nel tempo in base alla volontà e all’impegno del singolo.

Gli ostacoli alla piena realizzazione dei giovani sono molteplici derivano dalla legislazione, dalle istituzioni e finanche dalla cultura dominante del paese. Distilliamo da questa complessità 3 grossi problemi e proviamo a valutare che speranze ci sono di mettervi mano.

I tre problemi sono:

In che modo si può allora votare con i piedi? (ascolta il podcast)

Che c’entra la previdenza con i giovani e perché compare al primo punto? Tra il 1995 e il 2020 la spesa per pensioni è passata dal 18% al  25% del PIL. La sanità che è cresciuta di poco dal 5 all’ 8% del PIL e i Servizi Generali caduti dal 15 all’8% del PIL.

Perché pagare tante pensioni o spendere tanto per gli anziani danneggia i giovani? Per due motivi.

In primo luogo, parte di queste risorse si potrebbe impiegare per promuovere la crescita economica e l’innovazione e/o per ridurre gli oneri che gravano sulle imprese e sui cittadini limitando la possibilità delle prime di investire e dei secondi di consumare e risparmiare.

In secondo luogo, occorre considerare che i contributi attualmente raccolti tra le persone che lavorano oggi non sono sufficienti a pagare le pensioni erogate quest’anno.

In che modo si può allora votare con i piedi? (ascolta il podcast)

Guardando all’ultimo bilancio disponibile sul sito dell’INPS a fronte di circa 360 miliardi di prestazioni erogate, 216 miliardi derivano dalla raccolta di contributi dei lavoratori e circa 145 da trasferimenti della fiscalità generale.

Chi lavora oggi percepirà una pensione proporzionale ai contributi versati, ma i contributi che versa vengono usati per pagare trattamenti molto più generosi a chi è in pensione e non sono sufficienti perché per oltre un terzo occorre attingere alle imposte.

A prescindere dalle considerazioni di giustizia sociale è di tutta evidenza che il sistema previdenziale e la spesa per pensioni sono un macigno che riduce investimenti, innovazione, crescita e in ultima analisi possibilità per i giovani di esprimere il proprio potenziale.

Terzo ma non per importanza, scuola, università e pubblica amministrazione sono pensati e gestiti per fare gli interessi di chi ci lavora e non di chi dovrebbe utilizzarne i servizi

Ne consegue che lo svantaggio maggiore ricadrà sui più giovani che ricevono servizi di qualità quantomeno variabile e sostengono i costi dell’apparato.

Per concludere, chi dovrebbero votare i giovani? Io un’idea ce l’ho, voi fatevi pure la vostra. Nel prendere la decisione tenete presente che:

1-Le opportunità di lavoro, crescita e libera espressione del potenziale dipendono dalla crescita economica e da quanto è possibile investire, innovare e premiare lavoratori e fornitori più capaci, ma anche licenziare, cambiare fornitore, modificare la propria struttura.

2-Gli ostacoli principali sono al momento un sistema previdenziale ingiusto, che trasferisce risorse tra generazioni, da rigidità e burocrazia, che limitano crescita e innovazione, e da un sistema scolastico, universitario e da una pubblica amministrazione autoreferenziali.

3-Considerando che gli anziani, i dipendenti pubblici e privati e tutti i soggetti che ottengono vantaggi dal sistema che penalizza i giovani votano secondo voi c’è qualche partito che ha interessa a cambiare la situazione? Lascio a voi la risposta, io #votoconipiedi

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La tentazione dell’Astensione

Io #votoconipiedi è un podcast di provocazione e riflessione sulla politica italiana.

Si tratta di una provocazione, ma anche un tentativo di riflessione su diversi aspetti disfuzionali del sistema politico italiano, e di sbugiardare diverse narrazioni che sembrano date per assodate e nei confronti delle quali il ruolo di cane da guardia del giornalismo latita.

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Cominciamo con un sasso nello stagno: votare a tutti i costi, anche se il meno peggio ormai assomiglia fin troppo al peggio è davvero un dovere morale?   

L’astensione dal voto è spesso considerata un argomento tabù oppure un non-argomento. Chi non vota fa un favore agli avversari, è dotato di scarso senso civico e/o semplicemente non si interessa di politica.

Difficilmente troverete qualcuno disposto a considerare l’astensione come un’alternativa percorribile sulla base di scelte ragionate e valutazioni obiettive.

Io vorrei provare a colmare questo vuoto e a discutere del tema senza giudizi morali o paraocchi ideologici, suggerendo un’alternativa a metà strada tra la provocazione e lo spunto di riflessione: il #votoConiPiedi.

In primo luogo, la “scelta di non scegliere” è per definizione una delle opzioni possibili e, qualora nessuno dei partiti indicati nella scheda elettorale rappresenti una scelta di soddisfazione, dovrebbe risultare la decisione più logica. Per quanto si faccia sovente confusione, in Italia esiste un diritto di voto, ma non esiste alcun dovere di votare, anche se quest’ultimo risponde ad una morale abbastanza diffusa tra gli strati più istruiti della popolazione.

Eppure la rinuncia ad esercitare la propria libertà è la più alta forma di libertà:

In secondo luogo, si può osservare come il voto per ideologia e il sostegno al meno-peggio costituiscano un pericoloso disincentivo nei confronti dell’operato dei politici di mestiere o dei cosiddetti “mestieranti della politica”.

Scegliendo sistematicamente il meno-peggio, si dà al partito di riferimento un buon motivo per peggiorare arrivando talvolta per paradosso ad assomigliare sempre più a quel “peggio” che in principio si voleva contrastare.

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In terzo luogo, alle riflessioni di carattere generale si aggiungono elementi specifici attribuibili al carattere peculiare del nostro paese.Coalizioni costruite a geometria variabile esprimono governi di breve durata ai quali è difficile ascrivere meriti o demeriti di sorta.

L’Italia è inoltre condizionata da vincoli esterni che riducono i margini di manovra per i governi e limitano i danni potenziali che può causare la presenza al governo di forze politiche che si dichiarano “anti-sistema”.

Forse per questo i ceti più produttivi del paese sembrano indifferenti all’esito delle elezioni: il paese resterà sui binari tracciati dai vincoli esterni e, all’occorrenza, ove la nave dovesse risultare fuori rotta, si chiamerà un tecnico per rimettere le cose a posto.

In che modo si può allora votare con i piedi? (ascolta il podcast)

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Il Bollettino TV – Debito Pubblico Scudo anti Spread

Lo scenario macro che si va delineando negli ultimi mesi, con inflazione e tassi di interesse in rialzo e previsioni di crescita economica riviste al ribasso risultano particolarmente penalizzanti per i paesi ad alto debito come l’Italia. A conferma di quanto questo problema sia rilevante possiamo osservare l’ampliamento nello spread tra BTP e Bund che si è verificato a seguito dell’ultimo annuncio da parte dei vertici della BCE riguardo ai rialzi dei tassi attesi nei prossimi mesi.

A quel punto per tranquillizzare i mercati la presidente Lagarde ha annunciato lo studio di uno strumento anti-frammentazione che i media hanno ribattezzato come scudo anti-spread. Si tratta di una riproposizione strutturale e permanente del celebre “Whatever it takes” che nel 2012 salvò l’euro e che dovrebbe scongiurare il verificarsi di una nuova crisi dei debiti sovrani. Un’occasione che può far guadagnare tempo al governo italiano, ma che in nessun modo può esimerlo dal percorso di riforme legato al PNRR e da un percorso graduale di riduzione del debito nel tempo.

Video inizialmente pubblicato nella sezione “Il Parere degli Esperti” del giornale Il Bollettino

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Cosa implica il rialzo dei tassi BCE?

Come visto negli episodi precedenti il Consiglio direttivo della BCE ha alzato i tassi d’interesse per la prima volta in 11 anni e sono probabili altri aumenti nei prossimi mesi. In questa puntata proviamo a spiegare le conseguenze di questa decisione facendo riferimento ad un documento illustrativo prodotto dalla banca stessa.

Perché i tassi di interesse sono stati alzati?

Perché il mandato della banca centrale dell’euro è quello di mantenere i prezzi stabili. Quando i prezzi nella nostra economia aumentano troppo velocemente, cioè quando l’inflazione è troppo alta, l’aumento dei tassi di interesse ci aiuta a riportare l’inflazione verso il nostro obiettivo del 2% nel medio termine.

L’inflazione mette a dura prova le persone. Molti temono che sia destinata a rimanere. Ecco perché sono stati aumentati i tassi di interesse: per inviare il messaggio che la BCE non permetterà all’inflazione di rimanere al di sopra del 2%. Questo segnale contribuirà a tenere sotto controllo le aspettative di inflazione.

Cosa sono i tassi di interesse?

I tassi di interesse sono il costo del prestito di denaro (a volte si dice che i tassi di interesse sono “il prezzo del denaro”). Se si vuole ottenere un prestito da una banca, bisogna prima concordare un certo tasso, che di solito è un tasso annuale. Supponiamo di prendere in prestito 10.000 euro a un tasso annuo del 3%. Ciò significa che dovrete pagare alla vostra banca 300 euro all’anno oltre al rimborso del prestito. Quindi, il tasso d’interesse è essenzialmente ciò che la banca vi fa pagare per prestarvi il denaro.

Funziona anche al contrario. L’interesse è il denaro che la banca vi paga sui vostri risparmi, cioè quando la banca “prende in prestito” denaro da voi. Ad esempio, se versate 1.000 euro sul vostro conto di risparmio a un tasso annuo del 2%, alla fine dell’anno riceverete 20 euro di interessi.

Cosa fa muovere i tassi di interesse?

I tassi di interesse che le banche offrono a persone e imprese si muovono di solito in sintonia con i tassi fissati dalla BCE, ma sono influenzati anche da altri fattori. In un’economia di libero mercato come quella dell’area dell’euro, i tassi sono determinati anche dalla domanda e dall’offerta di credito. In altre parole, da quanto le imprese e le persone vogliono spendere e investire e da quanto credito è disponibile.

È simile ad altri prodotti o servizi. Ad esempio, se molte persone vogliono comprare il pane, ma non c’è abbastanza pane disponibile, il prezzo sale.

Lo stesso vale per i tassi di interesse: quando le imprese e le persone vogliono spendere e investire, ma non possono ottenere facilmente credito a sufficienza, i tassi di interesse tendono a salire, perché c’è meno credito disponibile. In altre parole, i prestiti diventano più costosi. Se invece è il contrario e le persone risparmiano molto denaro in banca, l’economia è ricca di denaro – spesso chiamato liquidità – e i tassi tendono a essere bassi.

Cosa fa la BCE ?

La BCE è la banca centrale dell’euro. Non stabilisce i tassi di interesse applicati dalla banche, ma li influenza.  In che modo? Fissando i tassi di interesse chiave o tassi di interesse “politici”. Sono i tassi che la banca centrale offre alle banche che vogliono prendere in prestito fondi e come compenso per la moneta elettronica depositata.

Quando i tassi d’interesse di riferimento cambiano, questo si riflette in misura maggiore o minore sull’intera economia, compresi i prestiti bancari, i prestiti al mercato, i mutui, i tassi dei depositi bancari e altri strumenti d’investimento.

In tempi normali, se l’inflazione è troppo alta a causa di un’eccessiva domanda che insegue un numero insufficiente di beni e servizi, è possibile aumentare i tassi per rendere il credito più costoso. Questo raffredderà l’economia, calmerà le aspettative inflazionistiche e farà scendere l’inflazione.

Se l’inflazione è troppo bassa, come è accaduto per molto tempo, allora saranno abbassati i tassi per rendere il credito più conveniente in modo da per stimolare gli investimenti e la domanda.

Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ci troviamo di fronte a una situazione in cui l’inflazione è troppo alta ma l’economia sta rallentando. I prezzi sono aumentati molto a causa della guerra, soprattutto per l’energia e i generi alimentari. Per molte aziende è inoltre più difficile reperire i materiali, i pezzi di ricambio e i lavoratori necessari per la produzione, il che sta aggravando i problemi che già esistevano a causa della pandemia.

Il solo aumento dei tassi di interesse non risolverà tutti questi problemi. Un aumento dei tassi d’interesse non renderà più conveniente l’energia importata, né accatasterà gli scaffali vuoti dei supermercati o fornirà semiconduttori alle case automobilistiche.

I tassi più alti tengono sotto controllo le aspettative di inflazione

Ciò che i tassi più alti faranno, invece, è tenere sotto controllo le aspettative di inflazione. Se i cittadini e le imprese pensano che l’inflazione alta sia destinata a rimanere, è probabile che i lavoratori chiedano salari più alti e che i datori di lavoro aumentino a loro volta i prezzi. Questo fenomeno viene spesso definito “spirale salari-prezzi”.

La BCE continuerà ad aumentare i tassi di interesse – rendendo il credito più costoso e i risparmi più remunerativi – per evitare questa spirale, per fare in modo che le imprese, i lavoratori e gli investitori siano sicuri che l’inflazione scenderà al 2% nel medio termine evitando che le aspettative di un’inflazione più elevata si radichino.

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Vi ricordo che “La Finanza in Soldoni” oltre al podcast è una newsletter, una serie di video e un libro edito per la collana Anteprima di Lindau disponibile nelle principali librerie e su Amazon e che è in lavorazione anche  un nuovo libro dedicato ai ragazzi in cerca di un editore e di suggerimenti per la realizzazione. 

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Crisi Politiche e Risparmi Privati

Le crisi politiche non sono una novità per il nostro paese e non dovrebbero sorprendere più di tanto. Quella innescata dalla mossa del leader 5 Stelle Conte, tuttavia, appare in qualche misura più irresponsabile del solito considerando che, al più, potrebbe anticipare le elezioni di pochi mesi al prezzo di indebolire fortemente la posizione internazionale del nostro paese, in un momento particolarmente critico come quello che stiamo attraversando a causa del conflitto in Ucraina e di una possibile combinazione di minor crescita economica associata ad elevata inflazione.

Cosa comporta questo per i nostri risparmi? Molto meno di quanto tanti allarmisti non vogliano far credere. L’instabilità politica tipicamente contribuisce a far crescere lo spread tra BTP e Bund e nei podcast scorsi abbiamo spiegato il significato di questo indicatore. Nelle circostanze attuali si può dire che questo effetto sia comunque limitato per il momento, in parte perché una certa instabilità politica era già inclusa nelle valutazioni di mercato e in parte perché i fattori che maggiormente influenzano le aspettative degli operatori riguardano le misure di politica monetaria restrittiva attese nei prossimi e lo scudo antispread di cui pure abbiamo parlato nei giorni scorsi.

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Discorso analogo per i mercati azionari: le crisi politiche italiane ormai influenzano di poco e solo la borsa di Milano (e dunque non dovrebbero preoccupare chi ha un portafoglio diversificato su base internazionale) dal momento che anche per i listini di borsa le determinanti maggiori riguardano le prospettive Macro legate all’inflazione ancora elevata e alle possibili prospettive in termini di minore crescita ecoomica.

Per riassumere, la crisi di governo ci ricorda quanto inadeguata e irresponsabile possa essere la nostra classe politica, ma per nostra fortuna i suoi effetti sui mercati finanziari sono abbastanza limitati e non dovrebbero destar particolari preoccupazioni. Le turbolenze nazionali ci ricordano quanto utile e importante sia perseguire una diversificazione dei propri portafogli a livello internazionale e includendo asset class differenziate sia obbligazionarie che azionarie.


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Debito Pubblico e Sostenibilità

Nei podcast precedenti abbiamo parlato dello scudo anti-spread e delle preoccupazioni in merito alla possibilità che la BCE si trovi ad affrontare una nuova crisi dei debiti sovrani. Per comprendere meglio questo scenario e le politiche necessarie ad evitarlo è necessario ritornare sul concetto di sostenibilità del debito pubblico che trovate illustrato con parole semplici nel capitolo 3 della finanza in soldoni.


SI tratta di un concetto abbastanza complesso, che richiede anche alcune nozioni di matematica per essere espresso in modo corretto. Mantenendo l’approccio semplificato di questo podcast proviamo a illustrare la questione in modo intuitivo.

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Il punto di partenza è che non è importante quanto il debito pubblico sia grande in valore assoluto, quello che conta è la sua dimensione rispetto al prodotto interno lordo di una nazione. Dunque non conta se il debito è 1000 o 10 o 100mila miliardi, conta se è pari al 50 al 70 al 100 o al 150% del prodotto interno lordo. Premesso che non esistono leggi generali o criteri validi per tutti una indicazione abbastanza utile è che un valore del 60% come rapporto tra debito e pil è ritenuto un valore accettabile ed in passato è stato indicato come obiettivo di lungo termine nelle raccomandazioni date ai paesi europei.

Chiarito che quel che conta è il rapporto debito/pil e che un livello di riferimento accettabile può essere il 60% altro elemento fondamentale è capire che al di la della misurazione di questo rapporto in un dato anno, è molto importante la sua evoluzione nel tempo. Un rapporto che cresce è indicatore negativo, all’opposto se il valore scende è un dato positivo.

Ultimo elemento da tenere presente è il confronto tra tasso d’interesse pagato sul debito e crescita dell’economia. Se il tasso d’interesse è più alto del tasso di crescita dell’economia nel tempo è probabile che il rapporto debito/pil peggiori e quindi viene considerato un segnale d’allarme. In generale l’economia cresce ad un tasso più elevato del tasso medio pagato sul debito si ritiene che il debito pubblico sia sostenibile (semplificando molto)

Per riassumere:

  1. Il valore del debito pubblico in assoluto non è importante, quello che conta la sua dimensione in rapporto al prodotto interno lordo
  2. Un valore intorno al 60% è considerato desiderabile e uno sopra il 100% costituisce un segnale d’allarme
  3. Più che il rapporto calcolato in un dato istante, è importante come si evolve nel tempo il rapporto debito/pil se scende è un segnale positivo, se sale un punto di attenzione
  4. La dinamica del rapporto debito PIL è influenzata dalla differenza tra tasso d’interesse medio pagato sul debito e tasso di crescita dell’economa
  5. Se l’economia cresce ad un tasso più alto rispetto al saggio d’interesse pagato sul debito, si ritiene che il debito sia sostenibile nel tepo

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Con questi strumenti potete facilmente valutare cosa voglia dire che l’Italia a un rapporto debito Pil superiore al 150%, che i tassi d’interesse si stanno alzando e il tasso di crescita dell’economia si sta riducendo. Dunque ci sono dubbi sulla sostenibilità del debito italiano di cui parleremo nelle prossime puntate

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Come NON investire in tempi difficili ?

Negli ultimi podcast abbiamo parlato del ritorno dell’inflazione, delle misure restrittive da parte delle banche centrali e delle ripercussioni negative per i mercati finanziaria. In questo provo a fornire qualche riferimento utile sulla gestione del risparmio personale sottolineando come NON investire in tempi difficili e a tal proposito rimando anche al podcast dedicato al BTP Italia in collocamento in questi giorni.


Come ribadito più volte questa rubrica non ha finalità di consulenza finanziaria e, non dovendo guadagnare dalle proprie indicazioni si può prendere il lusso di suggerire che la scelta migliore possa essere non fare nulla o astenersi da un’attività troppo intensa di trading.

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Mi limito a qualche semplice osservazione.

Nei momenti in cui l’inflazione è più elevata è più costoso detenere moneta e generalmente si ottengono rendimenti più elevati dai titoli obbligazionari. Dunque, una riflessione ragionevole che si può fare e quella di verificare se la quota del nostro patrimonio che deteniamo sotto forma di liquidità è adeguata o se può essere ridotta. La valutazione principale è quindi sempre capire se i fondi liquidi ci servono o ci potrebbero servire. Se la dimensione è adeguata vuol dire che abbiamo ben bilanciato il nostro portafoglio è non c’è nulla da fare.

Se invece c’ una porzione di liquidità che potrebbe essere destinata ad impieghi di medio termini si apre il capitolo su come investirla. A tal proposito le circostanze contingenti riguardo alla volatilità o ai crolli dei mercati finanziari non dovrebbero influenzarci: la regola di investire gradualmente in attività diversificate a livello internazionale resta valida e anzi risulta anche più vantaggiosa. Investire a piccoli passi, in strumenti di risparmio gestito che hanno basse commissioni come gli ETF o le gestioni dei roboadvisor.

Che tipo di ETF? Azionari che pagano dividendi e obbligazionari se preferite un orizzonte meno lungo e dei pagamenti intermedi (che sono fiscalmente inefficienti). Azionario internazionale su orizzonte più lungo. Cos’è invece che non bisogna fare?

Non bisogna vendere titoli solo perché il loro valore è temporaneamente in ribasso (specie se non si ha bisogno di liquidità) se il nostro portafoglio è costruito bene per il medio termine le oscillazioni del breve non sono rilevanti. Non bisogna smettere di investire gradualmente nei mercati finanziari se questo fa parte delle nostre abitudini, anzi farlo in periodi di calo delle borse vuol dire fare acquisti in saldo.

In generale se cercare di battere i mercati entrando e uscendo al momento opportuno è una scelta subottimale in tempi normali, lo è a maggior ragione in periodi incerti come quello che stiamo attraversando. Meglio stare fermi e non lasciarsi spaventare dalle oscillazioni del breve termine.

Ultima osservazione anche ridurre troppo la liquidità, per paura dell’inflazione può essere una scelta cattiva: ci espone al rischio di aver bisogno di fondi e di conseguenza dover disinvestire in un momento penalizzante.

Le scelte di risparmio si fanno guardando al lungo termine, tenendo presente le proprie necessità e preferenze e queste scelte non vanno modificate sull’onda dell’emozione legata a circostanze particolari e transitorie.

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Scudo Anti-Spread

Nell’ultimo podcast ho provato a raccontare in parole povere il dilemma dei banchieri centrali divisi tra la necessità di frenare la crescita dell’inflazione e il rischio concreto di causare una recessione nel tentativo di raggiungere questo obiettivo. Oggi provo a chiarire quello che i giornalisti hanno chiamato “scudo anti-spread” cercando di evitare le distorsioni ideologiche e le strumentalizzazioni politiche, che tipicamente vengono sollevate quanto si parla di debito pubblico.


Partiamo dal famigerato spread e ricordiamo che si tratta della differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiano a medio e lungo termine e quello di titoli di stato tedeschi con analoga scadenza. In genere si prende come riferimento la scadenza a 10 anni. Per rendimento si intende il rapporto tra la cedola pagata da questi titoli e il prezzo di mercato degli stessi. Per esempio se un titolo è stato emesso a 100 e paga una cedola di 5 il suo rendimento facciale sarà del 5%, ma chi ha acquistato il titolo pagando 90 avrà un rendimento pari a 5/90 ossia del 5,56%. Dunque, al variare del prezzo di mercato dei titoli, varia il rendimento effettivo ottenuto da chi li possiede.

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In finanza il rendimento di un titolo è di norma proporzionale al rischio che si corre detenendolo. Dunque esiste uno spread, ossia una differenza di rendimento tra BTP e Bund perché il titolo italiano è considerato più rischioso. I motivi alla base di questa valutazione sono diversi e riguardano principalmente, la solidità politica ed economica dei due stati, semplificando molto si può fare riferimento al fatto che il debito italiano è in proporzione al PIL più grande di quello tedesco e dunque maggiormente esposto alla possibilità di diventare “insostenibile”.

Per valutare se un debito e sostenibile in genere si guarda al tasso di crescita dell’economia e al livello dei tassi d’interesse vigenti sul mercato. Se la crescita dell’economia è sufficiente a ripagare gli interessi sul debito e contenerne la crescita in percentuale sul PIL allora si dice che il debito è sostenibile.

In questi giorni vediamo che le previsioni di crescita economica vengono riviste al ribasso, mentre i tassi di interesse crescono e questo significa che chi ha un debito molto grande rispetto al PIL, potrebbe trovarsi in difficoltà. Una misura di questo fenomeno è data appunto dallo spread tra BTP e Bund. Quando questo differenziale cresce vuol dire che gli operatori temono che il debito italiano stia diventando più rischioso.

Nel corso della pandemia la banca centrale è intervenuta a sostegno dei paesi con debito più elevato e questo ha tranquillizzato gli operatori. Oggi che è stato annunciato che gli interventi saranno minori e tassi di interesse più elevati sono tornati i timori.

Per questo motivo la banca centrale ha annunciato la creazione di un nuovo strumento che servirà ad evitare che lo spread tra i paesi più deboli e la Germania diventi troppo ampio. Questo meccanismo in parte complicato ha risvolti sia economici che politici.

Sul piano tecnico la banca centrale deve cercare di materne ordinate condizioni di mercato che consentano alla sua politica monetaria di trasmettersi al sistema economico. Sul piano politico la dimensione del debito pubblico è determinata dalle scelte dei governi e il sostegno che la BCE ha dato e continuerà a dare al nostro paese è in qualche modo collegato alle riforme che abbiamo fatto e che ci proponiamo di fare per ridurre nel lungo periodo la dimensione del debito rispetto al PIL

Per riassumere:

  • Lo spread è la differenza di rendimento tra BTP e Bund a 10 anni
  • La differenza si calcola sul rendimento effettivo calcolato tra tasso cedolare e prezzo di mercato e di conseguenza varia nel tempo con l’andamento dei prezzi
  • Un rendimento maggiore è associato ad un maggiore rischio per cui quando lo spread aumenta vuol dire che gli operatori ritengono il debito italiano relativamente più rischioso
  • La banca centrale può intervenire per ridurre lo spread comprando titoli e sostenendo il prezzo di quelli italiani e lo ha fatto nel corso della pandemia, ma si tratta di interventi temporanei
  • Lo “scudo anti-spread” è un meccanismo che la BCE sta studiando per sostenere i paesi con debito più elevato rispetto al PIL con interventi simili a quelli realizzati durante la pandemia
  • Il sostegno sarà necessariamente limitato nel tempo e collegato al percorso di riforme che dovrebbero portare a una maggiore crescita economica, una minore dimensione del debito rispetto al PIL

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Next Generation – Presentazione Rubrica

Nuova Rubrica non solo per G-Giovani, ma per tutti quelli che pensano possa tornare utile gettare un ponte tra generazioni spesso separate non solo dalla distanza anagrafica, ma anche da una differente visione del mondo.

Con l’ambizione e la speranza anche di fornire spunti utili in tema di orientamento e finanza personale (non solo per i giovani)

Video inizialmente pubblicato sul canale Youtube Liberi Oltre le Illusioni

Visita il sito e iscriviti per rimanere aggiornato

www.liberioltreleillusioni.it

Dal 28 ottobre 2021 il libro de La Finanza in Soldoni è disponibile anche in molti punti vendita del circuito Feltrinelli e Mondadori. Se non lo trovi nella tua libreria di fiducia puoi ordinarlo oppure acquistarlo on line nei principali bookstore. In questo post trovi l’elenco delle librerie dove il libro è già disponibile.

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FLEalMassimo – Autorità tecniche e responsabilità politiche

Nuovo episodio della FLE al Massimo, mentre in Ucraina il conflitto legato all’invasione Russa non riesce a trovare una via di soluzione e costituisce ancora un’emergenza umanitaria, possiamo osservare che le conseguenze economiche del conflitto contribuiscono ad esacerbare un quadro internazionale caratterizzato da numerosi fattori di incertezza e criticità.

Le principali banche centrali si trovano infatti di fronte alla necessità di intervenire con misure restrittive per arginare la crescita dell’inflazione, ma le stesse misure potrebbero rallentare la crescita economica fino al punto di portarci in recessione.

Questo dilemma è ulteriormente complicato dalle pressioni sui prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari esercitate dalla guerra e dall’atteggiamento miope della Cina nella gestione delle misure restrittive, che sta mettendo in difficoltà le catene del valore e il commercio internazionale con probabili conseguenze negative per la crescita globale.

In Europa a questo scenario altamente incerte si aggiunge la complicazione avere alcuni paesi (tra cui l’Italia) con un debito pubblico particolarmente elevato, rispetto alle proprie Economie che potrebbe diventare insostenibile di fronte alla combinazione negativa di un minore intervento da parte delle banche centrali e di una crescita dell’economia inferiore alle aspettative.

Per scongiurare il rischio che questo scenario evolva in una nuova crisi dei debiti sovrani, come quella nella quale il nostro Mario Draghi ha pronunciato il celebre “Whatever it takes”, la BCE sta già correndo ai ripari dichiarando apertamente che il sostegno ai paesi più deboli non sarà interrotto in modo troppo brusco e che è allo studio uno strumento ad hoc per limitare il rischio di frammentazione, quello scenario nel quale i mercati di si convincono che il debito di alcuni paesi è diventato troppo rischioso o addirittura insostenibile.

Non è tuttavia possibile risolvere con strumenti tecnici problemi che hanno natura e rilevanza politica: la dimensione eccessiva del debito pubblico italiano e la capacità del sistema economico di sostenerne il carico sono il risultato di scelte politiche passate e presenti e nessun superpotere dei banchieri centrali potrà sottrarci dal necessario percorso di riforme senza il quale il nostro paese non ha futuro

Per la fondazione Luigi Einaudi avete ascoltato la FLE al Massimo Arrivederci!

Iscriviti al #podcast sul sito della #FLE

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BTP Italia 3 motivi per diffidare

Con i giornali che diffondono terrorismo (non sempre giustificato) sull’ inflazione in crescita e sulle possibili recessioni (che però ancora non ci sono), come si fa a resistere alla nuova offerta speciale del Tesoro? Il BTP Italia che prevede un rendimento agganciato all’inflazione e, pensate un po’, un doppio premio fedeltà. In questo podcast forniamo tre motivi per essere scettici.

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Questo podcast non fornisce consulenza finanziaria, ma si limita a offrire strumenti utili a prendere le proprie decisioni in modo adeguatamente informato dunque limitiamoci a tre semplici riflessioni  che dovrebbe fare chi considera la possibilità di acquistare questo titolo.

Prima osservazione: in un contesto di tassi di interesse in crescita, acquistare titoli obbligazionari espone al rischio di registrare, soprattutto nell’immediato, perdite in conto capitale in caso di necessità di rivendita delle obbligazioni prima della scadenza.

Seconda Osservazione: esistono alternative facilmente reperibili per i piccoli risparmiatori che presentano un profilo di rischio e rendimento più vantaggioso rispetto al titolo proposto dal tesoro, mi riferisco in particolare a una combinazione di ETF azionari focalizzati su titoli che danno dividenti e obbligazionari internazionali

Terza Osservazione: le scelte di risparmio non vanno fatte sull’onda dell’entusiasmo o dell’emotività, ma sulla base di una solida pianificazione di lungo termine e tutta l’evidenza storica di cui disponiamo ci dice che cercare di entrare o uscire dai mercati al momento giusto per guadagnare o per difendersi da questo o quell’evento atteso è un strategia meno conveniente rispetto mantenere un portafoglio sufficientemente diversificato e investire gradualmente nel tempo.

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I Giovani italiani sono stupidi?

Nuova pillola della finanza per ragazzi. Ho scelto un titolo provocatorio per sottolineare qualcosa che mi sembra quasi imbarazzante. Se passeggiate per Milano c’è un gran numero di inserzioni pubblicitarie che strizzano l’occhio ai giovani e promuovendo cryptovalute, piattaforme di trading con nomi accattivanti e altre trappole per polli. Il tutto mentre ancora molti incauti risparmiatori si leccano le ferite per l’implosione di alcune stable coins.

La domanda nasce spontanea: qualcuno negli uffici marketing di queste società è convinto che i giovani italiani siano stupidi? Quantomeno deve pensare che siano disinformati o dotati di scarse competenze in materie finanziarie.

Io non credo che i nostri ragazzi siano stupidi e faccio questi video per offrirgli degli strumenti per distinguere quelle iniziative promozionali che non sono troppo diverse dai consigli del gatto e della volpe nella storia di pinocchio: ossia dei modi per soffiare denari a chi è cosi ingenuo da credere alle favole. In un editoriale di qualche giorno fa, il premio nobel Paul Krugman ha usato una parafrasi tratta dal celebre libro e film “the big short” e ha parlato di “the big Scam”. Letteralmente the big short vuol dire la grande scommessa al ribasso e si riferisce al fatto che il gestore di fondi Michale Burry aveva previsto la crisi finanziaria del 2007-2008 e ha conseguito lauti guadagni scommettendo contro di alcuni titoli che venivano ritenuti molto sicuri e che invece sono poi crollati dando vita alla nota crisi finanziaria.  The big scam significa la grande truffa.

Quindi non parlerò oltre di Crypto cose che non sono nè valute nè beni rifugio. Ma proverò a spiegare ai ragazzi che guardano questi video perché si parla tanto di banche centrali e perché i mercati finanziari stanno andando giù.

Il punto di partenza è l’inflazione. Ne abbiamo parlato in un video precedente che trovate sul canale se volete rivederlo. L’inflazione è quando i prezzi salgono. Un po’ di crescita dei prezzi fa bene, diciamo un 2% all’anno che è più o meno l’obiettivo delle principali banche centrali. Se i prezzi crescono meno, come è successo per alcuni decenni trascorsi, si ritiene che le banche centrali debbano fare qualcosa per stimolare l’economia, se crescono troppo invece bisogna tirare il freno.

Oggi i prezzi crescono tanto e le banche centrali stanno correndo ai ripari. Quando tirano il freno si dice che attuano politiche monetarie restrittive, fanno salire i tassi di interesse e rendono più costoso contrarre dei debiti. Questo comportamento delle banche centrali sta spaventando i mercati. In un altro video di questa serie abbiamo visto che i mercati finanziari reagiscono alle aspettative e per natura tendono a muoversi da un eccesso all’altro.

Oggi chi opera sui mercati teme che le misure restrittive attutate per fermare l’inflazione porteranno l’economia in recessione. Questo comporterà maggiore disoccupazione, minori utili per le aziende e si riflette sui valori delle azioni e obligazioni scambiate oggi che vanno giù. Dunque il dilemma del banchiere centrale è che deve alzare i tassi per frenare l’inflazione, ma deve farlo con cautela per non rallentare troppo l’economia.

Come se questo non fosse già complicato, abbiamo una guerra in Ucraina, perché la Russia ha posto in essere una vergognosa invasione e la guerra spinge in alto i prezzi delle materie prime e dei generi alimentari due settori nei quali sia Russia che Ucraina avevano un ruolo important per il commercio Mondiale. Last but not least, in Cina sono ancora alle prese con il Covid e a causa di una gestione miope, fatta di lockdown draconiani più che di vaccinazioni efficace agli anziani e stanno dando un contributo negativo alla crescita mondiale.

Per riassumere:

  • E’ tornata l’inflazione e le banche centrali intervengono per fermarla
  • Questo tipo di interventi rallenta l’economia e può portarla in recessione
  • L’aspettativa che la recessione arrivi spaventa i mercati che vanno giù

Che fare in questo contesto? Ne parleremo nei prossimi video, ma in linea di massima non bisogna avere troppa paura, perché  rispetto all’ultima volta in cui l’inflazione è cresciuta sia i consumatori che le banche centrali dispongono di strumenti che prima non esistevano e questo ci lascia ragionevoli aspettative che l’inflazione sarà gestita e contenuta senza troppi problemi  

Come promesso il libro sula “finanza per ragazzi” è in lavorazione e anche alla ricerca di un editore, se avete spunti e suggerimenti fatemelo sapere.

Dal 28 ottobre 2021 il libro de La Finanza in Soldoni è disponibile anche in molti punti vendita del circuito Feltrinelli e Mondadori. Se non lo trovi nella tua libreria di fiducia puoi ordinarlo oppure acquistarlo on line nei principali bookstore. In questo post trovi l’elenco delle librerie dove il libro è già disponibile.

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Perchè il ritorno dell’Inflazione spaventa tanto?

Nuova pillola video de #lafinanzainsoldoni in questi giorni sentiamo parlare molto di banche centrali, rialzo dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione e del pericolo di una recessione. Tutte parole di cui abbiamo una vaga idea così si in termini di significato che dei meccanismi con i quali queste entità interagiscono. Nello spirito della Finanza in Soldoni proviamo a spiegare in parole molto semplici il significato di questi termini e poi proviamo a capire come usare questi strumenti per capire quello che ci succede intorno.

Partiamo dall’inflazione che da circa un anno a questa parte è al centro dei discorsi riguardante l’economia e la politica economica. Detta in modo super semplice, chiedendo agli economisti seri di turarsi le orecchie per non sentire, inflazione è quando i prezzi salgono. Che detta così pare facile, però per cogliere appieno il fenomeno è necessario addentrarsi in qualche considerazione aggiuntiva che trovate nel video.

Riassunto della prima parte del video:

  • Inflazione è quando i prezzi salgono
  • Misurare di quanto e quali prezzi salgono non è facile, perché alcuni prezzi salgono, altri scendono, alcuni prodotti e servizi spariscono, ne nascono di nuovi  e le abitudini cambiano
  • Avere una misura di quanto cambiano i prezzi è molto importante perché ci aiuta a capire il valore reale della moneta, ossia quanti beni e servizi possiamo comprare con i soldi che abbiamo

Riassunto della seconda parte del video:

  • Si parla molto d’inflazione, perché per decenni questo indicatore era stato sotto controllo
  • Il pericolo principale legato a questo fenomeno è la possibilità che il circolo vizioso delle aspettative porti l’andamento dei prezzi fuori controllo danneggiando l’economia e in particolare i redditi più bassi
  • Per combattere l’inflazione può essere necessario rallentare l’attività economica e far crescere la disoccupazione e questo è il timore principale che ultimamente sta facendo crollare i mercati finanziari

Come promesso il libro sula “finanza per ragazzi” è in lavorazione e anche alla ricerca di un editore, se avete spunti e suggerimenti fatemelo sapere.

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Tassi in crescita, meglio il fisso o il variabile?

Come abbiamo illustrato nei podcast precedenti i tassi di interesse sono in crescita e questo comporta che i nuovi finanziamenti saranno più onerosi e che le rate di chi ha contratto debiti a tasso variabile saliranno.  In queste circostanze si sentono diffusi appelli ad accaparrarsi un tasso fisso prima che sia troppo tardi e talvolta una sensazione di urgenza e pressione ingiustificata.

Vale la pena ricordare alcuni concetti di base come la possibilità di rinegoziare i termini dei contratti di finanziamento, dunque non bisogna avere l’ansia di perdere l’affare del secolo e la opportunità di far coincidere le scelte di indebitamento con le reali esigenze individuali senza farsi influenzare troppo dall’andamento dei mercati e soprattutto senza perdere di vista la sostenibilità ossia la prospettiva di dimensionare gli impegni che si prendono in misura proporzionale alla propria capacità di tenervi fede.

Provando a tenere sempre il discorso in parole povere vediamo che differenza c’è tra il tasso fisso e il tasso variabile, concentrandoci sui mutui per l’acquisto di abitazioni che costituiscono il caso più frequente. Un mutuo a tasso fisso è un’operazione nella quale il tasso di interesse applicato al finanziamento rimane invariato per tutta la durata dell’operazione. Un mutuo a tasso variabile invece prevede l’applicazione di un tasso diverso per ciascun periodo (generalmente per ogni mese) che viene determinato aggiungendo una maggiorazione (lo spread) ad un tasso di riferimento pubblico e conoscibile da tutti (per l’Europa per esempio si usa l’EURIBOR).

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E in arrivo una nuova recessione mondiale ?

Da qualche settimana si è cominciato a discutere sulla possibilità che nel 2022 ci sia una nuova recessione globale. Le motivazioni alla base di questa preoccupazione, risiedono essenzialmente nella prospettiva che le politiche restrittive delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve e della Bank of England, nel tentativo di arginare la dinamica dell’inflazione, possano frenare la crescita degli Stati Uniti e del Regno Unito.

A questo va aggiunto che le restrizioni ancora introdotte dalla Cina nel perseguire una folle politica di Zero Covid, stanno frenando seriamente l’attività economica in questo paese con ripercussioni rilevanti su tutto il commercio internazionale e sulle catene del valore a livello globale. Ultimo, ma non per importanza, il conflitto originato dall’invasione criminale dell’Ucraina da parte della Russia, oltre alle note e deprecabili vicende di carattere umanitario (si pensi solo al massacro Bucha), stanno esacerbando le pressioni sui prezzi che nei paesi europei si stavano già registrando nella fase di uscita dalla pandemia.

Video Inizialmente pubblicato su Il Bollettino https://www.ilbollettino.eu/2022/06/10/il-parere-degli-esperti-ci-sara-una-nuova-recessione-globale-nel-2022/

Dal 28 ottobre 2021 il libro de La Finanza in Soldoni è disponibile anche in molti punti vendita del circuito Feltrinelli e Mondadori. Se non lo trovi nella tua libreria di fiducia puoi ordinarlo oppure acquistarlo on line nei principali bookstore. In questo post trovi l’elenco delle librerie dove il libro è già disponibile.

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Elon Musk e Twitter acquisizione incompiuta

La mossa di Elon Musk per acquistare Twitter sembra tramontata, ma perchè era stata avanzata questa proposta e quali implicazioni avrebbe potuto avere? Ne discutono i CFA in formazione allargata a Massimo Famularo

Video inizialmente pubblicato sul canale Liberi Oltre le Illusioni

https://www.youtube.com/c/liberioltreleillusioni

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http://www.liberioltreleillusioni.it

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In Parole Povere: Lotta all’inflazione e Rischio Recessione

La Federal Reserve banca centrale degli Stati Uniti D’America, ha aumentato il suo tasso d’interesse di riferimento di mezzo punto percentuale, portandolo a un target range compreso tra 0,75% e l’1%. Si sono mossi nella stessa direziona anche la Bank of England, che ha alzato il suo tasso principale dallo 0,75% all’1% e la Reserve Bank of Australia che ha aumentato il tasso di riferimento per la prima volta in 11 anni, portandolo a 0,35%.

Le possibili conseguenze recessive della politica monetaria, assieme al protrarsi del conflitto bellico originato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alle misure di contenimento della pandemia in Cina rimangono i principali fattori di incertezza per la crescita dell’Economia globale e di tensione per i mercati finanziari.

Nell’ottica divulgativa di questo podcast proviamo a chiarire i termini della situazione con parole semplici.

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NPL & UTP FORUM

I principali analisti del settore dei crediti deteriorati prevedono per il 2022 un aumento ulteriore degli NPE nei bilanci delle banche e degli investitori italiani, con in particolare un sorpasso degli UTP rispetto agli NPL. Un trend iniziato nel 2020 con la pandemia da Covid-19 che coinvolge famiglie e imprese messe in difficoltà dalla crisi economica e incapaci di far fronte al pagamento dei prestiti concessi.

Tuttavia, dopo mesi caratterizzati da recessione economica e volumi di transazioni molto basse, si iniziano a intravedere diversi segnali di recupero, supportati dalle politiche di governi e banche centrali. Secondo il “Market Watch” presentato lo scorso settembre da Banca Ifis si ipotizza per i prossimi mesi un aumento del deteriorato – 41 miliardi di euro nel 2022 e 32 miliardi di euro nel 2023 – e una ripresa degli investimenti effettuati da operatori specializzati. In questo scenario, la gestione di crediti e distressed assets richiederà nuove competenze, metodologie e tecnologie innovative, da sviluppare e integrare all’interno dell’intero ecosistema creditizio: banche, servicer, investitori, istituzioni, imprese e associazioni di categoria.

Registrazione della tavola rotonda tenutasi nel corso della 3° edizione del NPL & UTP Forum organizzato da Le Fonti,TV

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FLEalMassimo – 57 prezzo della libertà e valore della pace

Bentornati alle #FLEalMAssimo continuiamo ad occuparci dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e a portare avanti alcune riflessioni sulle verità sconvenienti che questo evento ci porta in evidenza. Abbiamo già detto negli scorsi episodi che la libertà non è gratuita e che possiamo beneficiarne perché qualcuno in passato ha combattuto per garantircela.

Oggi la nostra libertà è difesa dalla resistenza eroica del popolo Ucraino che si difende in uno scontro di civiltà tra gli esponenti della società chiusa come Putin che vorrebbero riportare indietro le lancette del tempo e le democrazie occidentali che rappresentano i valori della società aperta.

Ma se la libertà non è gratuita non possiamo illuderci che la pace si possa conseguire con i proclami e con le buone intenzioni. In uno spettacolo indecoroso rappresentato da troppi interventi sulla stampa e sui media italiani, si promuove una narrazione infondata e logicamente incoerente per la quale esisterebbe una via pacifica per la risoluzione del conflitto, come se fosse possibile fermare i carrarmati con gli slogan o difendersi dalle bombe con i cartelloni di protesta.

Il dialogo e il negoziato sono naturalmente e ovviamente la strada principale da perseguire quando esiste un interlocutore civile, quali che siano le sue ragione e la materia del contendere. Contro un’invasione militare ingiustificata e ingiustificabile le uniche strade possibili sono imbracciare le armi per difendere la propria terra e la propria libertà oppure la ritirata laddove si dovesse riscontrare una sproporzione di forze tale da non giustificare il sacrificio dei combattenti. Ma anche su questo assistiamo a vergognose distorsioni della realtà sui media italiani, dove troppi opinionisti da salotto, vagheggiano di resa nascondendo sinistre nostalgie ideologiche verso regimi che hanno macchiato la storia del sangue di milioni di innocenti.

Putin perderà perché ha inviato truppe confuse e male armate, perché ha mentito ai propri cittadini e al mondo e perché con un economia al collasso non può permettersi di continuare a lungo.

Per la fondazione Luigi Einaudi avete ascoltato la FLE al Massimo Arrivederci!

Iscriviti al #podcast sul sito della #FLE

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Covid e Streaming: è la fine del cinema?

Nuovo episodio delle Cronache dal Villaggio Globale una rubrica di Marco Canestrari e Massimo Famularo. Con noi oggi anche Fabio Pietranera. La poltrona e la sala – Cinema, piattaforme e nuovi media alla guerra per l’intrattenimento (in tempi di pandemia e oltre). Parliamo del colpo mortale inferto dalla pandemia alle sale cinematografiche e di come l’esperienza dello streaming in casa, anche grazie alla riduzione di costo nella tencologia, avesse già da tempo messo in discussione il futuro del cinema.

CRONACHE DAL VILLAGGIO GLOBALE prova a gettare un ponte ideale tra il paese degli emigranti con la valigia di cartone, che non esiste più, ma è ancora un rilevante modello di riferimento per la cultura del paese, e la patria dei cervelli in fuga, quella fucina di talenti, che dopo aver allevato tante persone in gamba, sembra non sapere più che farsene.

Una rubrica prova a lasciare uno sguardo curioso fuori dalla bolla italiana con l’atteggiamento salutare di chi fa le domande senza pretendere di avere già la risposta.

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#SaveTheDate lunedì 24 ore 18.30

Diretta Live sul canale YT di Cultura &Finanza con Raffaele Settimio e Andrea Sirna per parlare del libro La Finanza in Soldoni.

Link della diretta live

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Dalla premessa del libro:

Lo scopo di questo libro è di spiegare in modo molto semplice le basi della finanza, cercando di veicolare i concetti in modo intuitivo, evitando per quanto possibile i passaggi troppo «tecnici», attraverso capitoli brevi con riferimenti all’attualità e cercando di esporre gli argomenti in modo «digeribile».

La Finanza in Soldoni, Edizioni Anteprima Lindau dal 28 ottobre in libreria

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Librerie dove trovi la Finanza in Soldoni

Dal 28 ottobre il libro de La Finanza in Soldoni è disponibile anche in libreria in molti punti vendita del circuito Feltrinelli e Mondadori. In questo post seguito trovi l’elenco completo. Se non lo trovi nella tua libreria di fiducia puoi ordinarlo oppure acquistarlo on line nei principali bookstore.

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Dalla premessa del libro:

Lo scopo di questo libro è di spiegare in modo molto semplice le basi della finanza, cercando di veicolare i concetti in modo intuitivo, evitando per quanto possibile i passaggi troppo «tecnici», attraverso capitoli brevi con riferimenti all’attualità e cercando di esporre gli argomenti in modo «digeribile».

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Storia di un Re animato da Buone Intenzioni

C’era una volta un regno molto ricco e felice chiamato Terraforte governato da un sovrano dall’animo gentile di nome Benepenso. Questo re aveva molto a cuore la felicità e la prosperità dei propri sudditi e, per essere sicuro di agire sempre nel modo migliore, onde preservare e migliorare le condizioni del suo popolo, decise di nominare un concilio ristretto composto da tre consiglieri, che lo avrebbero assistito in tutte le scelte e decisioni di governo.

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I tre membri che ne facevamo parte erano il conte Tistronco, generale in capo dell’esercito, il duca Tartasso, amministratore del tesoro del regno e il marchese Culoaltrui, gran ciambellano dei funzionari di corte. I tre consiglieri amavano tenere uno stile di vita agiato e, per mantenerlo, avevano bisogno di molto denaro. Allo stesso modo, i nobili, i militari e i cortigiani che collaboravano con loro desideravano imitarli e dunque anche loro avevano un bisogno sempre maggiore di soldi. Dopo qualche tempo, le spese dell’esercito, dei nobili e dei cortigiani raggiunsero un livello così elevato da esaurire quasi tutte le ricchezze di cui disponeva il re.

“Dobbiamo aumentare le imposte,” suggerì il duca Tartasso per risolvere il problema dei fondi che mancavano, “il nostro lavoro è importante e indispensabile per garantire la felicità e la prosperità del regno. Se non abbiamo abbastanza danaro, non possiamo svolgere appieno il nostro compito: affinché i sudditi di Terraforte continuino ad essere felici, noi abbiamo bisogno soldi e occorre introdurre una nuova tassa.”

Benepenso amava molto i propri sudditi e, per fare in modo che rimanessero felici, ordinò che fosse introdotta la  nuova tassa.

“C’è tuttavia un altro aspetto da considerare”, aggiunse il marchese Culoaltrui, “per applicare la nuova tassa, occorrono persone in grado di calcolare quanto ciascuno debba pagare, servono poi nuovi esattori per incassare l’importo dovuto. Per fare in modo che sia possibile applicare la nuova tassa, occorre una sopratassa, che raccolga il denaro necessario a pagare chi conteggia e riscuote le imposte.”

Il re amava molto i propri sudditi e, per fare in modo che rimanessero felici, introdusse la soprattassa per pagare il calcolo e la riscossione della nuova tassa. Per qualche tempo il meccanismo sembrava funzionare. I sudditi pagavano imposte sempre più alte e le spese dello stato continuavano a crescere.

Al crescere delle tasse, alcuni cominciarono ad essere meno felici e a lamentarsi. Ma i consiglieri del re, che dall’aumento delle imposte traevano i maggiori benefici, si guardavano bene dall’informare il sovrano e dal riportargli le lamentele. In fondo a lamentarsi erano mercanti ed artigiani più piccoli, che non disponevano di vaste reti di commercio fuori dal regno e che ritenevano di pagare un costo troppo alto per i servizi che gli offriva lo stato.

Un giorno un monaco, famoso in tutto il mondo per la sua saggezza, si trovò a passare per Terraforte e il re volle riceverlo per ascoltare i suoi consigli.

 “Venerabile maestro”, chiese il sovrano, “io cerco tutti i giorni di governare per il bene della mia gente e vorrei il vostro consiglio su come farlo nel modo migliore”.

“Gentile Sovrano”, rispose il saggio, “la tua domanda ti fa onore e dimostra quanto tu sia tanto nobile nell’animo, quanto nel lignaggio.”

“Ho avuto modo di visitare il tuo paese e di parlare con molti dei tuoi concittadini e, dopo attente riflessioni, ho trovato qualcosa che potresti fare per migliorare le loro condizioni.”

Benepenso, che, come abbiamo detto, amava molto i propri sudditi e fu molto felice di ascoltare il consiglio del saggio su come aiutarli.

“Sono due le attività che fanno ricco il tuo paese: la prima è il commercio di tessuti, la seconda è la lavorazione dei metalli preziosi. Da ogni parte del mondo accorrono viaggiatori e mercanti attratti dal pregio delle stoffe e dalla bellezza dei gioielli, che si trovano al grande mercato di Terraforte.”

“Dunque, ricchi e felici sono i mercanti di tessuti, ricchissimi gli artigiani che fabbricano i gioielli, e anche tutti coloro i quali hanno la fortuna di lavorare per loro possono vivere agiatamente. Ci sono tuttavia anche molti cittadini poveri e infelici. Privi di un lavoro sono costretti a chiedere l’elemosina e vivere della carità degli altri.”  

“Questo mi addolora”, disse il sovrano, “come possiamo intervenire per aiutare queste persone?”

“Il mio consiglio è molto semplice: visto che in pochi hanno troppa ricchezza, e in molti soffrono la fame, mi sembra logico concludere che la scelta più logica sia togliere agli uni per dare agli altri.” Il sovrano era molto soddisfatto di questo consiglio e disse: “grazie maestro, a nome mio e di tutti quelli che avranno beneficio dalla tua saggezza.”

Il re dispose allora che ad ogni cittadino in condizione di povertà fosse consegnata una moneta al giorno, in modo che potesse vivere in modo dignitoso. Le casse del regno, tuttavia, non contenevano abbastanza denaro per far fronte a questo nuovo nobile intento.

“Occorrerà introdurre una nuova imposta, che chiameremo Tassa-Salvapoveri”, disse il duca Tartasso, “per fare in modo che siano raccolte abbastanza monete e poter così offrire ad ogni bisognoso la sua moneta giornaliera.”

Benepenso voleva per tenere fede all’impegno preso per rendere felici i propri sudditi e, seguendo il consiglio ricevuto, introdusse la tassa-salvapoveri.

Intervenne allora anche il marchese Culoaltrui, a ricordare la necessità di una soprattassa per il calcolo e la riscossione della nuova Tassa Salvapoveri. Il re che fino a quel giorno non aveva avuto modo di dubitare dei suggerimenti dei propri consiglieri introdusse la soprattassa, per pagare il calcolo e la riscossione della nuova tassa “salvapoveri”.

Oltre a non informarlo del malcontento, che si andava diffondendo a causa delle nuove tasse, i consiglieri evitarono di far sapere al re che, per ogni moneta che veniva distribuita ai poveri, i cortigiani e i nobili trattenevano due accumulando fortune ingenti.   

Col passare del tempo, molti mercanti e artigiani non trovarono più conveniente continuare la loro attività a causa delle tasse troppo elevate e la ricchezza del paese cominciò a diminuire. Ai mercati arrivavano sempre meno viaggiatori e in molti furono costretti a lasciare il paese perché non trovano abbastanza compratori per le loro mercanzie. Anche gli artigiani che fabbricavano i gioielli pian piano chiusero le loro botteghe e partirono per altri paesi alla ricerca di migliore fortuna. Nel frattempo, il numero dei poveri cresceva di giorno in giorno e, ogni giorno occorrevano nuove monete per sostenerli.

Un brutto giorno i consiglieri riferirono al re che il paese era vicino alla bancarotta. Nelle casse dello stato non c’era più abbastanza denaro per pagare i nobili, i cortigiani e i poveri che avevano diritto alla moneta giornaliera.

Benepenso, che ormai aveva capito come funzionava l’economia, chiese ai suoi consiglieri: “Fino ad oggi abbiamo risolto il problema aggiungendo nuove tasse, perché non continuare in questo modo?”

 “Non è possibile” rispose il conte Tistronco. “Ormai chiediamo ai mercanti e agli artigiani di pagare in tasse tutto quel che guadagnano e di trattenere una sola moneta al giorno.”

“E dunque, con tasse che eguagliano il guadagno dei più ricchi, non riusciamo a mantenere il paese? Ma com’è possibile?”

“Molti artigiani e mercanti hanno abbandonato il nostro regno” rispose il duca Tartasso “mentre altri dopo aver pagato tutto in tasse, sono diventati poveri a loro volta.”

Il re era molto sconfortato e non riusciva a capire come risolvere la situazione.

“Dobbiamo vendere i beni dello stato”, propose il marchese CuloAltrui, “così incasseremo abbastanza soldi per continuare a pagare quel che serve al regno per essere felice.”

Benepenso che amava i propri sudditi ed aveva da sempre pensato solo a loro, per una volta, decise di pensare a sé stesso.

“Che farò dopo aver venduto tutti i beni dello stato? Diventerò alla fine povero anche io? Fino ad oggi ai poveri ha pensato il re, chi provvederà a lui quando sarà diventato povero?”

La regina, che non aveva mai visto suo marito tanto sconfortato, gli si avvicinò per chiedere cosa lo affliggesse.

“Moglie mia sono disperato” iniziò a raccontare “ho passato la vita a cercare di rendere felice il mio paese, ho dato ascolto ai saggi di questo e degli altri regni e ho dato monete dalle casse dello stato ai più bisognosi. Ho sempre cercato di fare del bene, eppure oggi mi trovo con un regno povero e in rovina. Se metto in pratica l’ultimo dei consigli che ho ricevuto, diventerò alla fine povero anche io. Che posso fare?”

La moglie lo abbracciò e cercò di dargli conforto.

“Mio sovrano, fino ad oggi hai dato ascolto ai membri della corte e il tuo regno da ricco e fiorente oggi è in rovina. Hai dato ascolto al monaco che ti suggeriva di aiutare i poveri ed oggi loro non sono più poveri, ma a breve lo sarai tu. Io non capisco di affari di stato, però credo che a questo punto dovresti rivolgerti a qualcun altro per chiedere consiglio: potresti provare con qualcuno dei ricchi mercanti che hanno lasciato il paese, forse chi ha dimostrato di saper creare ricchezza può aiutarti a risolvere il problema.”

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Liberi Oltre Edufin – Non Fungible Token con Marco Pagani

Cosa sono i NFT – Non Fungible Token? Perché se ne parla tanto e che ruolo possono avere nella gestione della finanza personale dei risparmiatori comuni?

Ne parliamo con Marco Pagani avvocato specializzato in finanza strutturata e fondatore della società Fintech Wizkey cercando di fare anche degli esempi concreti per spiegare quali sono gli utilizzi attuali di questo tipo di strumenti e quale sia il potenziale prospettico.

Liberi oltre le illusioni

Questo video è stato pubblicato inizialmente su Agorà, il canale di Liberi Oltre le Illusioni dedicato alla cultura, alla storia, alla filosofia e all’economia. Visita il sito e iscriviti per rimanere aggiornato.

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Liberi Oltre Policy – Quali rischi sui crediti deteriorari?

Per la rubrica Policy curata da Marco Bellandi Giuffrida sul canale YT Liberi Oltre le Illusioni parliamo dei rischi per il sistema bancario legato alla cresctia dei crediti deterioriati

Le banche italiane sono in pericolo? In questo video Massimo Famularo fa un quadro della situazione relativa ai crediti deteriorati nei bilanci delle banche e degli istituti di credito italiano a seguito della pandemia. A partire da un dato: all’inizio di quest’anno numerosi studi evidenziavano come, con la fine delle moratorie (alcune delle quali poi sono restate), ci sarebbe stato un aumento notevole degli NPL nella seconda metà del 2021.

Sembra tuttavia che, stando ai dati EBA di inizio ottobre, queste previsioni di allora si siano rivelate eccessivamente pessimistiche. Ma le cose stanno davvero in questo modo? È giustificato l’ottimismo che circola tra i partiti riguardo a questo risultato? Moderano: Marco B. Giuffrida e Ioanna

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#Live – Una causa persa per cui impegnarsi

Il 20 novembre 2021 dalle 18 alle 20 ci sarà la live video di presentazione dell‘Associazione Liberi Oltre le Illusioni – di seguito il link alla diretta Youtube

Il 20 novembre ore 18.00 lanceremo la campagna tesseramento presentando il nostro team ed i fondatori dell’associazione.

Unisciti anche tu alla ribellione civile di Liberi Oltre, una battaglia che vale la pena vivere per una causa persa.

Nel video che segue della durata di 4 minuti non siamo riusciti a rappresentare tutti coloro che collaborano al progetto, ma abbiamo cercato di ricordare da dove è nato Liberi Oltre, il presente e quello che verrà. Sabato

PS: nella realizzazione di questo video non è stato maltrattato nessun essere umano ad eccezione dei videomaker che però ringraziamo.

Visita il sito di Liberi Oltre le Illusioni

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Pensionando- su Liberi Oltre le Illusioni

Con Franz Forti abbiamo lanciato sul canale Youtube di Liberi Oltre le illusioni una nuova rubrica: “Pensionando, che fare?“. Compareremo diversi sistemi previdenziali di vari paesi evidenziandone pregi e difetti #staytuned

Nel video di lancio della rubrica illustriamo la struttura del programma che proporrà delle schede video specifiche per ciascun paese e il coinvolgimento di esperti per commentarle.

Nel primo episodio abbiamo proposto una scheda pre-registrata sul funzionamento della previdenza in Francia e parlato con Riccardo Puglisi sulle novità della riforma Macron Social Security Programs (cambiamenti in verità limitati e distribuiti nel tempo).

Con Riccardo abbiamo anche parlato di come la comunicazione media, qualità e competenza del giornalismo e alfabetizzazione della popolazione influenzino la capacità della popolazione di comprendere la necessità di riformare i sistemi pensionistici.

Link di riferimento:

Throughout the World: Europe, 2018 – France

Country Profile France

Il gruppo mantello dei fondi pensione

Nel 2018, stanchi delle informazioni false che si ascoltano in tv e si leggono sui giornali, abbiamo cominciato a girare dei video di divulgazione economica. A quel primo gruppo di amici, tutti esperti nei rispettivi campi professionali e di ricerca, si sono via via aggiunte altre persone animate dal desiderio di informare correttamente e preoccupate per il declino culturale dell’Italia. Oggi Liberi, Oltre le Illusioni raccoglie un centinaio di specialisti in campi diversi. Vogliamo continuare a crescere con il tuo contributo. La nostra mission è informare, pronti a cambiare opinione quando i fatti cambiano

Sostieni Liberi Oltre le Illusioni vai su sito nella sezione “ASSOCIATI” e diventa socio.

Iscriviti ai 3 canali VIDEO di Liberi Oltre:

YT – News, il canale storico

YT – Agorà, il canale delle scienze sociali

YT – STEM, il canale delle scienze

La finanza in Soldoni è un progetto multicanale che include un podcast una newsletter (iscrivetevi per rimanere aggiornati) una serie di video su Youtube e un libro. Se i contenuti vi piacciono segnalatevi ai vostri contatti e suggeritegli di iscriversi alla Newsletter e al Canale YouTube.

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Liberi Oltre – Sit in in 70 città

Venerdì 24 e sabato 25 febbraio, grazie al lavoro volontario di più di 2.000 persone, a un anno dall’inizio dell’aggressione russa “Liberi, Oltre Le Illusioni” chiama tutti gli italiani a partecipare ai sit-in di solidarietà che si svolgeranno in oltre 70 città:

A questo link la mappa completa delle manifestazioni

Gli eventi saranno trasmessi in diretta sui canali social dell’associazione. 

Il Direttivo dell’Associazione, presieduta da Michele Boldrin, spiega in una nota: “Vogliamo ribadire che nessun despota potrà mai riuscire a privarci della nostra libertà e della nostra democrazia. Saremo presenti in quante più città possibili durante quei due giorni, con sit-in, manifestazioni, incontri e anche semplici atti di testimonianza per gridare, ancora una volta, SLAVA UKRAINI!”

Link per donazioni all’associazione

“La diretta sui canali YouTube di Liberi Oltre inizierà alle ore 4:00 del 24 febbraio e terminerà la sera del 25. Durante la diretta, oltre a collegamenti con i sit-in, esperti di diversa formazione e testimonianze dall’Ucraina ci aiuteranno a ricostruire questo anno di guerra e a chiedersi cosa sia opportuno fare affinché libertà e democrazia possano sventare l’attacco imperialista in corso.”

Iscriviti alla manifestazione del 24-25 Febbraio 2023

Liberi, Oltre le Illusioni propugna l’uso dell’evidenza fattuale e della razionale conversazione quali basi indispensabili per la deliberazione collettiva. L’Associazione gestisce tre canali Youtube dedicati, rispettivamente, a tematiche politico-economiche (LOLI1), alle scienze umane (AGORA’) e alle discipline scientifico-tecnologiche (STEM).”

Per ulteriori informazioni scrivere a liberioltreleillusioni@gmail.com o ai numeri +1 612 232 1065, +39 340 216 0918, +39 348 906 6226

Iscriviti all’associazione Liberi Oltre le Illusioni

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